La “Storia” contro gli inceneritori


dalla-cullaNel XVIII secolo il chimico, naturalista francese Antoine Lavoisier scoprì che in una reazione chimica la massa complessiva dei reagenti è uguale alla massa complessiva dei prodotti. Questa osservazione venne resa pubblica come Principio di Conservazione della Massa, comunemente conosciuta come Legge della Conservazione della Massa: la quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante.

Questo principio viene studiato al quarto anno delle scuole medie superiori, nei Licei.

La Terra, il nostro pianeta, vive in un “sistema chiuso”, per cui qualsiasi combustione che l’uomo produce rimane nel “sistema chiuso“, Terra. A scuola lo sanno tutti!

E già, lo sanno proprio tutti, tranne i nostri politici, o fanno finta di non saperlo per aiutare le lobby che li pagano, ed insistono a bruciare i rifiuti prodotti dall’uomo. Gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994 , s.o.n.129) e qualunque sia la tipologia adottata (a griglia, a letto fluido, a tamburo rotante) e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti urbani, tossici, ospedalieri, industriali, ecc) danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, di cui solo il 10-20% è conosciuto. Le sostanze prodotte sono di diverso genere, quelle conosciute vengono classificate con delle sigle: Policlorodibenzodiossine PCDD e TCDD (Diossina), Policlorodibenzofurani PCDF, Policlorobifenili PCB, Policloroterfenili PCT, Policloronaftaleni PCN, Idrocarburi policiclici aromatici IPA, tutte sostanze cancerogene classificate dall’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e proibite dalla Convenzione di Stoccolma. Poi ci sono le sostanze inorganiche che si trasformano, diventano sempre più piccole a seconda della temperatura d’esercizio del forno e vanno a finire ovunque, nel ciclo dell’acqua, nei nostri polmoni e nel cibo che mangiamo, come ha dimostrato la ricerca dell’UE coordinata dalla dott.ssa Gatti, dando il nome di nanopatologie l’effetto di queste sostanze, polveri ultra fini, non compatibili col nostro corpo.girone-polveri Incenerire i rifiuti, di ogni genere, è l’operazione più stupida che si possa fare, una volta bruciato tutto non si può recuperare più niente, e rimangono ceneri altamente tossiche, che diventano rifiuti speciali e vanno in discariche speciali, ed immissioni di gas nell’atmosfera non più gestibili che fanno lievitare la CO2. Tutto ciò in palese contraddizione col Protocollo di Kyoto ratificato anche dall’Italia. Inoltre, producono inquinanti dannosi come il particolato, famoso per la sua incidenza sulla salute, ma gli inceneritori sono famosi anche per produrre sostanze sempre nuove e sconosciute, poiché è inevitabile che quando butti di tutto in un forno escono sostanze tossiche sempre nuove, poco conosciute. Quindi bruciare i rifiuti non risolve niente, anzi produce discariche speciali e sostanze non gestibili che ci ritroviamo nei cibi, sulla nostra tavola. Stefano Montanari, Direttore scientifico della Nanodiagnostics s.r.l., dice: “non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (la legge sugli inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più errata) e la quantità enorme di micro-particolato non rientra nelle valutazioni: per cui a norma di legge l’aria è pulita…” Quindi bisogna intervenire sulla legge e far rilevare anche le PM0,1, che sono quelle più pericolose. E raccogliere l’appello, del 31 ottobre 2005, di numerosi ricercatori europei per cambiare la direttiva europea sul particolato atmosferico.

Per inciso: Nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati segnalati numerosi effetti avversi sulla salute sia neoplastici che non.valutazione dell'impatto ambientale Fra questi ultimi si annoverano: incremento dei nati femmine e parti gemellari, incremento di malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea, diabete, ischemie, problemi comportamentali, patologie polmonari croniche aspecifiche, bronchiti, allergie, disturbi nell’ infanzia. Ancor più numerose e statisticamente significative sono le evidenze per quanto riguarda il cancro: segnalati aumenti di: cancro al fegato, laringe, stomaco, colon-retto, vescica, rene, mammella. Particolarmente significativa risulta l’ associazione per cancro al polmone, linfomi non Hodgkin, neoplasie infantili e soprattutto sarcomi, patologia “sentinella” dell’ inquinamento da inceneritori. Studi condotti in Francia ed in Italia hanno evidenziato inoltre conseguenze particolarmente rilevanti nel sesso femminile. I rischi per salute sopra riportati sono assolutamente ingiustificati in quanto esistono tecniche di gestione dei rifiuti, alternative all’incenerimento, già ampiamente sperimentate e prive di effetti nocivi. (Fonte: Patrizia Gentilini, oncoematologa, Associazione del Medici per l’Ambiente, I.S.D.E. Italia)

biologia-credenze-2007Bruce H. Lipton: vent’anni dopo il suggerimento del mio maestro Irv Konigsberg di considerare prima di tutto l’ambiente se le cellule sono malate, avevo finalmente capito. Il DNA non controlla i processi biologici, e il nucleo non è il cervello della cellula. Come voi e me le cellule sono modellate dall’ambiente in cui vivono. In altre parole: è l’ambiente stupido!

Letteratura medica internazionale, U.S. National library of Medicine & National Institutes of Health digitando le parole incinerator waste (inceneritore rifiuti) nel motore di ricerca interno al sito risultano numerose pubblicazioni scientifiche che rilevano i rischi sanitari. L’Ordine dei Medici francesi ha chiesto una moratoria contro gli inceneritori al capo del loro Governo. L’ISDE Italia (Associazione medici per l’ambiente) ha denunciato più i rischi sanitari causati dagli incenetori.

Nel caso degli impianti di incenerimento di “ultima generazione”, applicando il principio di precauzione dell’UE adottato dall’Italia nessun Ente pubblico è autorizzato a deliberare a favore di impianti industriali i cui i rischi sanitari non danno certezze per la popolazione. Anzi dalla letteratura medica si legge: “[…] Recenti risultati di studi tossicologici e studi epidemiologici indicano che il fine e le particelle ultrafini potrebbe rappresentare rischi sanitari e ambientali. […]” (Buonanno G, Ficco G, Stabile L. – DiMSAT – University of Cassino, via Di Biasio 43, 03043 Cassino (FR), Italy.) Le particelle ultrafini e le nanopovoleri (PM1 e Pm 0,1) sono oggetto di studio e, le ricerche intendono comprendere come queste, prodotte anche da precessi industriali ad alte temperature, possano entrare nel nucleo della cellula senza lederla.

italia-sotto-rifiutiIl rifiuto è invenzione dell’uomo, perché la natura ricicla tutto quello che può, tutto ciò che è per definizione naturale. E’ stato l’uomo che ha introdotto sostanze e composti chimici che prima non esistevano, e che ora la natura non riesce a “digerire” a “degradare”: esse non sono compatibili con la natura e si chiamano rifiuti. Il problema è che queste sostanze per l’uomo sono tossiche, patogeniche e causano patologie dalle più leggere alle più gravi, fino alla morte. Per questo motivo una seria e corretta gestione dei rifiuti è auspicabile e doverosa.

rifiuto-riduco-ricicloLa soluzione migliore, più efficace e più rispettosa per la nostra salute, è quella di non produrre più rifiuti, cioè impedire di immettere nel ciclo della natura, oggetti e materiali che non possono essere riciclati, e/o trasformati e/o riutilizzati. Su questo concetto si basa il Piano Rifiuti Zero, sostenuto dal prof. Paul Connett, (documento relazione del piano), e ci dice: i rifiuti non sono un problema tecnologico ma un problema di progettazione industriale. Occorrono tre cose:

  1. responsabilità industriale ( a monte)
  2. responsabilità della comunità (a valle)
  3. una buona leadership politica (per saldare insieme entrambe)

Si prevede, in un arco di tempo predefinito, l’eliminazione di materia non riciclabile, partendo da:

  • Raccolta Differenziata porta a porta “spinta”,
  • l’impiego del trattamento a freddo (tmb),
  • il riuso (riciclo),
  • una discarica per il materiale inertizzato (non più pericoloso),

tutto ciò fino alla conclusione del Piano che appunto prevede la chiusura della discarica e l’eliminazione dei prodotti non riciclabili e non riutilizzabili (eliminandone il commercio), quindi rifiuti zero. Una strategia già applicata al posto dell’incenerimento.

La vicenda degli inceneritori a recupero energetico (spacciati per termovalorizzatori, la parola non esiste, è solo un’operazione di marketing) nasconde una triste storia di truffa che i nostri dipendenti hanno causato a danno di tutti gli italiani: la truffa dei Cip6. “Gli italiani pagano quasi il triplo dei tedeschi per finanziare un sistema di incentivazione che nelle intenzioni doveva stimolare lo sviluppo delle rinnovabili“. Questo attraverso la voce A3 inserita nella bolletta dell’elettricità che tutti pagano ( il 2%), ma si tratta anche di soldi spostati verso i costruttori di inceneritori, inserendo una parolina nella legge, (art.22 legge 9/1991)“…fonti rinnovabili o assimilate”. Soldi stimanti in 60 mila miliardi di lire dati ai petrolieri (fonte: Alex Sorokin, Rilanciare le nuove fonti energetiche rinnovabili, in Ambiente Italia, Edizioni Ambiente, 2006). A causa di questa condotta illecita l’Unione Europea ha multato l’Italia.

Ed è ridicolo come alcune amministrazioni locali pretendano, nonostante tutto, di costruire ancora questi impianti altamente inquinanti e dannosi per la salute di tutti. La responsabilità è soprattutto di chi decide: gli amministratori pubblici. Quindi non facciamoci prendere in giro, informiamoci. Inoltre ricordiamoci che qualcuno avrà la faccia tosta di dire guardate al modello Asm-Brescia come funziona bene, è stato anche premiato. E’ vero è stato premiato dal suo costruttore, un leggero conflitto d’interessi, come tutta la voglia di costruirne altri su e giù per l’Italia.

Bruciare i rifiuti è anche più costoso della Raccolta Differenziata (R.D.), così come documentato da Roberto Cavallo, esperto di ambiente e di gestione dei rifiuti, ed invece la R.D. crea lavoro per più persone, più di quante ne servano per gestire un inceneritore a recupero energetico. Anche l’UIL in un documento, del 2005, evidenzia i costi elevati e l’aumento delle tariffe sulla TARSU (Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani) nonostante questa doveva essere abolita, nonostante l’Italia doveva raggiungere l’obiettivo del 35% di R.D., puntualmente mancato, come indicato dall’UE e dal decreto Ronchi, e come si dovesse passare invece alla tariffa puntuale, meccanismo virtuoso che fa pagare di meno a chi differenzia di più e produce meno rifiuti. Basta seguire il buon esempio del Consorzio Priula o del piccolo Comune Mercato San Severino nella Provincia di Salerno.

Anche sul fronte energetico la raccolta differenziata + il trattamento meccanico biologico sono migliori dell’incenerimento, infatti l’energia recuperata dall’inceneritore per produrre elettricità si aggira intorno ad una stima (quindi teorica) al massimo del 15-25% negli impianti a condensazione e nell’ordine del 10-12% nel caso degli impianti a contropressione ed il resto dell’energia è dispersa; in fine non va dimenticato che l’inceneritore ha bisogno continuamente di bruciare materia altrimenti la macchina termica nel “perdere energia lavora male“, e così per assicurasi l’energia necessaria la lobby degli inceneritori si è garantita un contratto con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e con il COREPLA (Consorzio per il Recupero della Plastica). E dicono pure di fare bene all’ambiente. Quindi per definizione l’incenerimento è antitetico alla raccolta differenziata ed al riuso.

Un’analisi del ciclo vita (LCA), che somma anche l’energia consumata per produrre le merci e per “smaltirle”, mostra chiaramente che la strada migliore è il riuso ed il riciclo. Infatti l’industria del riciclo di materie prime secondarie è in continua espansione. Un pianeta dalla risorse finite non può bruciare le merci, è un’operazione irrazionale.

Non bisogna dimenticare che col Trattamento Meccanico Biologico (tmb), cioè a freddo, dai rifiuti urbani, e specificatamente dal residuo umido si può ugualmente produrre energia elettrica, per mezzo del famoso biogas.

I cittadini, forse per la prima volta, non si trovano di fronte a un giallo dove l’assassino si scopre solo alla fine o non si trova, la vicenda della mala gestione dei rifiuti in Italia ed in Campania è chiarissima, i colpevoli sono famosi, e conosciuti, si chiamano Sindaci, Presidenti e Commissari. Il problema dei rifiuti non esiste, non è mai esistito da un punto di vista tecnico e del corretto smaltimento, poiché i rischi sanitari e gli impatti ambientali sono conosciuti da sempre. Il nodo è esclusivamente politico-commerciale, ed eliminare i rifiuti vuol dire trasformare, cambiare i processi industriali. I rifiuti li producono le corporation e non i cittadini. Poche persone al mondo inquinano e tutti gli altri pagano, con i loro soldi e con la loro vita: è la filosofia del consumo che domina la politica. Fino a quando le decisioni saranno prese da pochi (oligarchie) per le corporation sarà facile pagare tangenti ad una o poche persone. Si possono fare due cose per invertire la tendenza, la prima cambiare gli Statuti degli Enti Territoriali per distribuire potere ai legittimi proprietari: i cittadini ed inserire strumenti di democrazia direttademocrazia-cittadini (copiare il modello svizzero con iniziative e referendum, e copiare Schonau per l’azionariato diffuso sui servizi pubblici locali) come i Bilanci Partecipativi deliberativi negli Statuti comunali, così i cittadini governano e controllano direttamente come vengono spesi i soldi, e la seconda è introdurre la Class Action vera, così se una corporation truffa, ruba o uccide, i cittadini possono colpirla al cuore, togliendo loro i soldi. Alla base di questi cambiamenti molto semplici c’è la Decrescita che poggia la sua filosofia sul concetto di bioeconomia. Non è tollerabile continuare a subire le scelte di pochi, spinti dai “guadagni facili” passando sopra i diritti costituzionali di tutti. Norberto Bobbio nel 1963 al Convegno promosso dall’Institut International de philosophie sul “fondamento dei diritti dell’uomo” disse: “il problema grave del nostro tempo era non già quello di fondarli ma di proteggerli.

Testo consigliato: Marino Ruzzenenti, l’Italia sotto i rifiuti, Jaca Book Milano 2004

Alcuni documenti sul rischio sanitario:

Ancora sui rifiuti INCENERIRE NUOCE Marco Caldiroli
Impatto Ambientale dei Processi di Incenerimento di Rifiuti
Epidemiologie e prevenzione processi incenerimento rifiuti e mortalità
Incenerimento e salute umana Greenpeace
Impatto Ambientale dei processi d’incenerimento dei rifiuti

per il Piano Rifiuti Zero in Italia il sito Ambiente futuro

viaggio nell’inceneritore di Brescia di Alex321 15 maggio 2007

Caso Campania, tredici anni e sette commissari.

  • Umberto Improta è commissario per i rifiuti da febbraio ’94 a marzo ’96. Parte il piano di chiusura delle discariche.
  • Antonio Rastrelli, Presidente della Regione, è commissario per l’emergenza rifiuti nel marzo ’96 fino a gennaio ’99. Rastrelli sigla il contratto con Impregilo per cdr e inceneritori.
  • Andrea Losco, Presidente della Regione, è commissario da gennaio ’99 a maggio 2000. Con Losco il piano è operativo e si passa da cinque inceneritori a due (Acerra e Santa Maria La Fossa).
  • Antonio Bassolino, Presidente della Regione, è commissario dal 2000 a febbraio 2004. Partono sette cdr.
  • Guido Bertolaso, capo della protezione civile, è commissario da ottobre 2006 a luglio 2007.
  • Alessandro Pansa, è commissario da luglio 2007 fino a gennaio 2008.
  • Umberto Cimmino nuovo commissario da gennaio 2008 fino al 30 novembre 2008.

Inizio stato di emergenza:1994. Spese complessive 885.985.279 euro.

  • I debiti dei Comuni: 215 milioni dal 2002
  • I crediti della Fibe: 350 milioni
  • I fondi attesi dal Governo: 80 milioni

Testo Unico in materia ambientale

D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152

art. 179 (Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti)

1. Le pubbliche amministrazioni perseguono, nell’esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire prioritariamente la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, in particolare mediante:

  • a). lo sviluppo di tecnologie pulite, che permettano un uso più razionale e un maggiore risparmio di risorse naturali;
  • b). la messa a punto tecnica e l’immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro smaltimento, ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento
  • c). lo sviluppo di tecniche appropriate per l’eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti al fine di favorirne il recupero.

2. Nel rispetto delle misure prioritarie di cui al comma 1, le pubbliche amministrazioni adottano, inoltre, misure dirette al recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie, nonché all’uso di rifiuti come fonte di energia.

art. 180 (Prevenzione della produzione di rifiuti)

1. Al fine di promuovere in via prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, le iniziative di cui all’articolo 179 riguardano in particolare:

  • a). la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l’uso di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo;
  • b). la previsione di clausole di gare d’appalto che valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti;
  • c). la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d’intesa anche sperimentali finalizzati, con effetti migliorativi, alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti;
  • d). l’attuazione del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, e degli altri decreti di recepimento della direttiva 96/61/CE in materia di prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.
  • le alternative agli inceneritori

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