Tipologie e tecniche di intervento


Breve estratto dalla tesi di laurea magistrale in Architettura (Uni Parma, DIA) “Rigenerazione a Salerno. La rigenerazione urbana attraverso la bioeconomia”:

1.5.6     Tipologie e tecniche di intervento

Nella storia della rigenerazione urbana estrapolata dalla storia dell’urbanistica, e precedentemente narrata, abbiamo osservato come la disciplina abbia trattato il tema della trasformazione urbana, sia per i centri storici e sia durante la grande fase di espansione urbana. In queste esperienze progettuali e compositive si trovano tutte le tipologie e le tecniche di intervento che ancora oggi sono impiegate per rigenerare i tessuti urbani esistenti. Pertanto, allineamenti, rettifiche, diradamenti e sventramenti, isolamenti e decentramenti sono termini meno utilizzati solo perché sostituiti da altri, ma si tratta dei modelli compositivi impiegati per rigenerare l’esistente. Oggi si parla di edifici-bordo, densificazione, infill, sostituzione, agopuntura urbana e poi ancora di ricucitura, rammendo (o slogan come “città dei 15 minuti”) ma si tratta solo di un linguaggio aggiornato che rappresenta i medesimi interventi progettuali già realizzati a partire dall’Ottocento e durante il Novecento. Insieme ai modelli di morfologia urbana, si svilupparono anche i temi della cellula urbana, dell’isolato, delle densità e degli standard, ed oggi, si è generalmente concordi nel proporre trasformazioni e interventi con dimensionamenti di densità medie (250-300 ab/ha) o di poco più alte ponendo attenzione all’intensità circa l’uso del suolo, e l’impiego dell’uso misto dei suoli con una mixité funzionale rispetto ad analisi sociali molto approfondite per favorire attività che interessano ai cittadini e compatibili con l’ambiente costruito. Tutte le tecniche e tipologie di intervento sono precedute dalle note analisi urbanistiche che consentono di costruire un efficace quadro di conoscenza, e da esso parte l’intervento di rigenerazione urbana, cioè il nuovo disegno urbano. Le analisi rappresentano uno studio scientifico e pratico che ha per oggetto il miglior utilizzo e la tutela delle risorse naturali e territoriali al fine di garantire una corretta pianificazione degli insediamenti umani. L’insieme di ricerche e studi specializzati esplicitano un quadro generale e particolare allo stesso tempo, delle problematiche esistenti sul territorio da cui si parte per orientare le scelte di trasformazione urbanistica.

Dal punto di vista della morfologia urbana è importante riconoscere i caratteri identitari degli insediamenti urbani (storia, ambiente, terreno, risorse e potenzialità produttive) per tutelarli, valorizzarli e progettare un corretto intervento rigenerativo. Riconoscere i segni e le tracce di questi caratteri costituisce il sostrato latente di ogni processo antropico e possono costituire gli elementi che caratterizzano il piano strutturale di eventuali interventi correttivi. Come approccio metodologico di conoscenza, inoltre, è importante leggere e riconoscere polarità, percorsi, tessuti, e l’unità edile di vicinato poiché costituiscono utili strumenti di progetto. Ad esempio, il concetto di gerarchia è un’attribuzione di priorità (quotidiane o a lungo termine, istintive o programmatiche, private o collettive) e consente di costruire i punti geo-referenziati della “mappa del nostro abitare”. I percorsi sono i veicoli principali della vita di una città, mentre le polarità non hanno tutte lo stesso peso all’interno di un organismo urbano. Secondo Marco Maretto, assi-confini, nodalità e antinodalità con l’unità edile di vicinato sono strumenti conoscitivi di un unico approccio metodologico finalizzato a costruire la mappa morfologica per conoscere e progettare corretti e coerenti interventi di rigenerazione urbana sostenibile (Il progetto urbano sostenibile, Franco Angeli, 2020).

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mappa-morfologica-marettoFonte immagine: Marco Maretto, Il progetto sostenibile, FrancoAngeli, 2020

Alcuni indirizzi noti e diffusi del progetto urbano furono e sono tutt’oggi validi: 1) evitare la crescita abnorme e indistinta dell’edificato in tutte le direzioni, quindi identificare le parti, siano esse città, villaggi, quartieri, riconoscere e progettare i limiti curando il paesaggio dal costruito allo spazio aperto. 2) Individuare una regola di accrescimento e/o riorganizzazione delle parti e caratterizzare delle parti dotandole di uno o più “centri”, qualificati anche dal punto di vista dei servizi forniti. 3) Individuare e costruire le relazioni tra le parti, relazioni che in passato sono state intese come funzionali e gerarchiche e oggi possono basarsi sulla differenza, la specificità, la complementarietà o competizione. 4) Dare valore allo spazio pubblico e collettivo, creando sistemi che organizzino l’intero insediamento e le sue singole parti. 5) Tenere conto degli usi e delle loro compatibilità, operare dunque una separazione in caso di conflitti irriducibili e favorire la compresenza per innescare sinergie. 6) Prendere come riferimento per la composizione, a tutte le scale, le caratteristiche geomorfologiche e climatiche del territorio e riservare una particolare attenzione alle preesistenze, soprattutto con la città antica[1].

[1] Gabellini, Op. Cit., Roma, 2002.

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