Coscienza?!

L’emergenza dettata dal covid-19 è creata dal cattivo rapporto dell’uomo con la natura, e la relazione scelta è suggerita principalmente dalla religione capitalista. Forse qualche politicante capirà che la globalizzazione è questa, non solo l’immorale realtà virtuale della finanza che crea e nasconde ricchezze agli Stati (il sistema off-shore) ma le abitudini alimentari. Siamo tutti interconnessi, considerando il fatto che le scelte alimentari di alcuni individui in una parte del pianeta possono determinare l’esistenza di altri, nella parte opposta. Non è la prima volta che la natura cerca di liberarsi dell’uomo, altre volte in passato la macellazione degli animali ha trasmesso virus che hanno compiuto il salto di specie (qui l’articolo scientifico che dimostra l’evoluzione del virus attraverso lo studio del genoma), e in altre occasioni processi industriali hanno innescato rischi sanitari alla popolazione, così come l’industrializzazione violenta dell’uomo sta eliminando specie viventi. Da questo punto di vista, dovrebbe essere noto che una seria e convinta riduzione dei consumi di carne può giovare alla salute umana. Esiste anche un’altra ipotesi della diffusione del covid-19, e cioè quella politica relativa a un’esercitazione militare svoltasi a Wuhan a settembre 2019 circa una simulazione/esercitazione di un contagio batteriologico. Un notiziario del Tg Leonardo della RAI (16 nov 2015) denuncia i rischi di una produzione di coronavirus in laboratorio, sperimentazioni già presenti negli USA ma sospese. La comunità scientifica ci informa del fatto che il covid-19 è naturale poiché classificato dal suo genoma, confermando il salto di specie.

Analogo ragionamento vale per tutta l’economia globalizzata liberista che sfrutta centri di produzione distribuiti sul pianeta, sia per non pagare tasse e sia ridurre i costi affinché gli azionisti possano trarne un maggiore profitto: ad esempio, per produrre gli smartphone si estraggono minerali preziosi sfruttando gli schiavi, così come per la produzione di capi d’abbigliamento firmati: schiavitù e inquinamento. Greenpeace informa sul fatto che «le aziende agrochimiche come Bayer e Syngenta continuano a immettere sul mercato pesticidi chimici di sintesi, potenzialmente dannosi per le api e gli insetti impollinatori. E se le api muoiono, a farne le spese sono l’ambiente, l’agricoltura e il nostro cibo».

Il cattivo rapporto dell’uomo contro la natura non si arresta, e così altri virus attaccheranno la nostra specie. L’industrializzazione ci sta auto distruggendo, e l’assurdità sta nel fatto che noi ci auto definiamo: sapiens … se lo fossimo realmente abbandoneremo la religione capitalista per salvare noi stessi, il pianeta che ci consente di vivere, ed affronteremmo le immorali disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento per restituire dignità umana a tutti e stimolare opportunità di sviluppo umano per chiunque lo desidera. Se usciamo dal capitalismo possiamo garantire le risorse finite alle future generazioni e risolveremo anche i problemi di cattiva alimentazione: la povertà in Africa, in Sud America, in Asia e l’obesità in Occidente.

 

Istituire nuove ZES? C’è poco da gioire, a meno che …

Le ZES sono le zone economiche speciali, cosa sono? Sono un’invenzione politica della cultura neoliberale (è il laissez faire di Smith e Ricardo), sono aree geografiche dotate di un’autonomia giuridica e fiscale, affinché le imprese possano insediare i propri stabilimenti in ambiti dove non hanno valore legale le norme sindacali e la generale tassazione fiscale. Si tratta di luoghi con giurisdizioni speciali e segrete, come accade per il famigerato mondo off-shore. Le ZES sono istituite per favorire i capitali privati e sono ampiamente usate in Asia quando il WTO decise di spostare la fabbrica del mondo in aree ove realizzare maggiori profitti sfruttando meglio risorse materiali e umane. Le ZES sono gli spazi preferiti delle multinazionali e della globalizzazione neoliberista perché riducono i costi (minore costo dei salari e minore costo delle materie prime) facendo aumentare l’accumulo di capitale. Con questo approccio, cioè le disuguaglianze di riconoscimento, le imprese private possono aumentare i profitti anche senza aumentare i volumi di vendita, poiché abbassano i costi grazie alle ZES. E’ proprio l’ideologia neoliberista che governa il mondo.

La Giunta regionale della Campania, immagina di istituire due zone speciali presso i porti commerciali di Napoli e Salerno, come se questa prospettiva fosse positiva e avesse un collegamento diretto ai problemi sociali e culturali dei ceti meno abbienti e della povertà in aumento, generata dall’implosione del capitalismo.

Dal 1991, in Italia esiste persino una società, SIMEST, controllata da Cassa Depositi e Prestiti e partecipata da banche private, per favorire le ZES all’estero e gli interessi delle imprese italiane.

Dal 1996, esistono anche le zone franche urbane (ZFU), mentre in Italia approdano dal 2007 e sono state sperimentate col “piano città” del CIPU, ad oggi sono 22 le città dotate di ZFU. Le ZFU possono essere declinate in diversi modi, cioè possono essere quartieri da recuperare oppure aree produttive specializzate, in tal senso si potrebbe favorire il recupero di aree degradate ma è difficile, se non impossibile, che il capitale privato possa trovare un interesse nell’investire se non c’è la garanzia del profitto. Per recuperare un’area degradata di una città c’è bisogno di un altro tipo di interesse: etico e sociale, e le società che si occupano di questo sono quelle non profit. Le zone franche per lo sviluppo sociale e la rigenerazione non esistono, ma si potrebbero inventare. In tal senso si esce dal concetto stesso di zona franca e si entra in quello di coesione e sviluppo umano, e per questo dovrebbero esserci incentivi, programmi e piani ad hoc, con finanziamenti a fondo perduto. Questa è un’altra storia che riguarda le politiche socialiste (sviluppo sociale).

Se nell’immaginario della classe politica la zona speciale è sinonimo di sviluppo allora tutto il meridione dovrebbe essere dichiarato zona speciale, e se ciò non accade allora significa che si sceglie di favorire piccole aree lasciando indietro il resto dei territori. E’ evidente che non è così, ma ahimé le zone speciali servono a favorire altri interessi e non lo sviluppo delle comunità.

Se l’obiettivo è lo sviluppo umano possiamo evitare l’uso di ZES o ZFU  poiché  possono creare danni sociali ed economici. Credere che una ZES possa favorire lo sviluppo umano è un ossimoro poiché il capitalista usa la zona per profitto poiché sceglie quell’area privilegiata dal punto di vista fiscale, non gli interessa la filantropia. Usare i propri profitti per il bene della comunità si può fare senza le ZES, Adriano Olivetti lo dimostrava tutti i giorni. Nei paesi ove sono nate le ZFU, in ambito urbano si sono avuti i famigerati problemi di gentrificazione, poiché si sono venute a creare nuove rendite di posizione, divenute parassitarie, e i ceti meno abbienti sono stati espulsi grazie alle leggi del mercato, distruggendo l’identità e la cultura dei luoghi urbani. In Italia, nelle grandi città come Milano, Roma, Napoli si è avuto un risultato analogo anche senza le ZFU, ma attraverso la deregulation e la perequazione dei privati con lo zoning funzionale. Le ZSE e ZFU sono aree di deregulation.

E’ evidente che i politici, rimanendo nel paradigma culturale che ha distrutto la nostra società, cercano di attrarre capitali privati illudendosi, o mentendo, di indirizzare l’interesse privato verso un “bene comune”. In quasi trecento anni di storia il capitalismo è servito solo a se stesso, e determinati annunci pubblicitari sono finalizzati a manipolare l’opinione pubblica, come spesso accade per i media, altoparlanti del potere. Tali zone, non solo non risolvono i problemi sociali, culturali del meridione ma servono solamente a far girare le merci delle multinazionali e sostenerle nell’elusione fiscale. In Campania ci sono già nove ZFU.

In generale, il capitalismo e le imprese hanno deciso, da diverso tempo, di investire i propri capitali nei paesi emergenti, ed è questa la ragione della recessione europea, oltre all’evidente idiozia del sistema monetario e fiscale che favorisce aree geografiche come la Germania mentre distrugge altre aree come i paesi “periferici”. L’UE sta funzionando come un sistema di vasi comunicanti ove si accumula ricchezza in un’area mentre in altre diminuisce. L’unico modo per arrestare la recessione è riscrivere i Trattati cancellando l’austerità e ripristinando la sovranità, sinonimo di libertà e auto determinazione.

Se l’obiettivo è favorire l’occupazione bisogna osservare, che la classe dirigente meridionale, anziché inseguire obsoleti paradigmi finanziari, dovrebbe semplicemente investire nelle ricchezze che possiedono con politiche bioeconomiche, ma che non riescono a vedere per limiti culturali. Per creare occupazione utile è necessario uscire dall’ossessione della crescita e programmare piani di conservazione e recupero. E’ la crescita che ha distrutto paesaggio e benessere in diverse città meridionali, da Napoli a Taranto, passando per Priolo e le puglie. E’ la crescita che mira a distruggere le risorse naturali del meridione, basti vedere il recente caso degli ulivi pugliesi. Se la classe dirigente continua a puntare all’aumento dei volumi di vendita per generare profitto, dimenticando degli evidenti limiti naturali e del mercato, commetteranno gli stessi errori del mondo immobiliare più offerta rispetto alla domanda.

Se l’obiettivo è favorire l’occupazione basta osservare i dati: non è la globalizzazione neoliberista che produce lavoro, ma lo Stato e la cooperazione. Negli anni recenti le SpA che hanno aumentato i propri profitti senza lavorare sono quelle informatiche e cioè Apple, Google, Microsoft attraverso il valore di capitalizzazione, l’elusione e l’evasione fiscale concessa dal mondo offshore. Il capitalismo neoliberista sta mostrando che attraverso la finanza e le borse telematiche non serve lavorare per accumulare ricchezza. In questo modo si segna la fine del lavoro e si realizza una nuova trasformazione del rapporto capitale/lavoro e cioè uno scollegamento. Wal-Mart che vale molto meno di Apple, è la più grande multinazionale in termini di lavoro, ha circa 2,2 milioni di occupati. Se l’obiettivo è favorire l’occupazione basta osservare i dati di Legacoop: attraverso l’Alleanza delle coop raccolgono circa 12 milioni di soci e danno lavoro a circa 1,2 milioni di persone, con un fatturato di circa 127 miliardi di euro. Se raffrontiamo Facebook con Legacoop ci rendiamo che il software di Mark Zuckerberg, utilizzato per spiare e commercializzare i gusti delle persone, da lavoro a circa 5 mila persone. Lo Stato italiano, secondo i dati raccolti dal Commissario Cottarelli ha circa 3,4 milioni di dipendenti. Ergo, la cooperazione e lo Stato creano più lavoro delle SpA. In Italia gli occupati totali sono circa 22.566.000 su una popolazione di 60.795.612 di abitanti, nel 1968 gli occupati erano circa 20 milioni e gli abitanti circa 50 milioni, e questo cosa dimostra? Una classe dirigente che si concentra sulla crescita del PIL non crea più occupati. Se l’obiettivo è favorire l’occupazione, i dati dicono chiaramente che la strada giusta è quella della cooperazione e non della competitività o della crescita attraverso il neoliberismo, poiché la crescita crea disoccupati mentre le zone economiche speciali possono aprire nuove opportunità alla criminalità dei colletti bianchi.

La globalizzazione che avanza

L’élite porta avanti i suoi programmi globali con estrema efficacia e gli accordi commerciali TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership) e TPP (Trans Pacific Partnership) vanno avanti affinché le SpA rappresentate nel WTO possano giovare di accordi che sono l’espressione palese di un maggiore e migliore profitto attraverso la privatizzazione del mondo. L’Unione Europea dovrà solo ratificare accordi commerciali preparati dagli specialisti delle SpA. Oltre al TTIP le SpA propongono il TISA, un altro accordo commerciale globale che coinvolge altre aree geografiche.

I trattati si occupano di sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione sanitaria, prezzo dei medicinali, libertà della rete, protezione della privacy, energia, cultura, diritti d’autore, risorse naturali, formazione professionale, strutture pubbliche, immigrazione.

Nella sostanza si pensa di legittimare la creazione di aree a libero scambio che riguardano tutte le tematiche che influenzano la nostra vita. La volontà del WTO è quella di tutelare i diritti delle SpA e liberalizzare l’evidente sperpero di merci inutili; già oggi esistono aree libere commerciali, quella che si intende creare è la più grande al mondo mai proposta. La stessa UE è nata proprio per scambiarsi le merci, ed in tal caso il vantaggio sarebbe solo per le SpA americane che potrebbero distribuire le proprie merci nel mercato europeo con maggiore facilità. I danni economici sarebbero proprio per gli stati membri dell’UE che dovrebbero competere ancora di più con merci libere dai controlli. Se pensiamo all’agricoltura, anziché offrire garanzie ai nostri beni con determinati accordi metteremo a rischio la nostra sovranità alimentare.

Inoltre c’è il serio rischio che le SpA si sostituiscano ufficialmente alle pubbliche istituzioni dato che gli accordi – TTIP e TPP – dovrebbero introdurre un potere di denuncia a loro nome contro un paese firmatario la cui politica avrebbe un effetto restrittivo sulla loro vitalità commerciale. Nella sostanza un regime ove le aziende potrebbero opporsi alle politiche sanitarie, di protezione dell’ambiente e di regolamentazione della finanza reclamando danni e interessi davanti a tribunali extragiudiziari.

L’aspetto grottesco è che questi accordi si stanno chiudendo durante la fine di un’epoca ove il capitalismo ha dimostrato a tutto il mondo una capacità distruttiva per la sua intrinseca irrazionalità: economia del debito, deregolamentazione, neoliberismo, crescita del PIL e petrolio. Anziché realizzare una società dell’abbondanza fondata sull’equilibrio degli ecosistemi attraverso sistemi economici auto sufficienti (misura e gestione dei flussi energetici), l’élite persegue sulla strada sbagliata secondo una religione – la crescita infinita – che sta fallendo sotto gli occhi di tutti.

L’incantesimo svelato/2

Nella scena teatrale della democrazia rappresentativa i candidati si mostrano interessati e discutono a volte dei problemi dei popoli, ma nessun media nazionale italiano ha mai approfondito l’influenza delle società segrete e dei gruppi internazionali che ricattano i Governi. Mai nessun programma televisivo, in prima serata, e per lunghi periodi ha investigato sul ruolo e sulla funzione di persone non elette dai popoli, ma che determinano la vita dei cittadini.

La privatizzazione del mondo è stata decisa da queste persone ed indicata ai Governi col fine di usurpare i beni demaniali dei popoli, ed ancora, le guerre per gli idrocarburi, i diritti di copyright ed i brevetti sulla ricerca scientifica. La privatizzazione della salute e la privatizzazione delle guerre sono tutte linee politiche non ideate dai Parlamenti, ma avviate da gruppi sovranazionali come il Bilderberg, la Trilaterale ed il CFR dove alcuni banchieri ed imprenditori si dividono le risorse del pianeta. Dove nacquero queste idee? Nei think tank [1], serbatoi di pensiero, che hanno influenzato e formato generazioni di economisti, giuristi, politici e giornalisti adepti alla religione neo-liberista. Ovviamente non tutti i think tank propongono soluzioni ispirate dal pensiero liberista di Friedrich Von Hayek e Ludwig von Mises. Ogni anno, sin dal 1971, l’ideologia capitalista trova lo sviluppo dei suoi interessi elitari nel World Economic Forum (WEF) e discutono sulla gestione delle risorse secondo i desideri del World Trade Organization (WTO). Ogni anno, dal 2001, nello stesso periodo si promuove il World Social Forum (WSF) in antitesi all’ideologia materialista del capitalismo contemporaneo: il liberismo. Il WSF promuove modelli economici alternativi al pensiero dominate (liberismo) col fine di gestire le risorse in maniera razionale secondo i diritti umani.

Uno studio dello Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo ha analizzato le relazioni tra 43 mila aziende e ha identificato un gruppo relativamente piccolo di 147 compagnie, in prevalenza banche, che formano una sorta di super-entità in grado di controllare il 40 per cento della ricchezza globale.[2]

Le organizzazioni sovranazionali hanno un’evidente influenza psicologica sugli stili di vita di tutti i cittadini eppure non rispondono di fronte alle legge circa le loro scelte, poiché i media più influenti hanno costruito una maschera nel corso degli anni, ed i Parlamenti hanno introdotto leggi che tutelano gli affari, e non l’ambiente, non la salute e la vita degli esseri umani. La ripetizione dell’esperimento Milgram insieme ai dati relativi alla cultura degli italiani ci informano quanto sia facile per l’élite controllare, orientare e comandare le masse sia perché preferiscono obbedire alle istituzioni anche quando producono decisioni immorali, e sia perché le masse non sono dotate di strumenti adeguati a comprendere la cognizione del sé. Pertanto il potere attuale poggia la sua forza e la sua efficace sugli aspetti psicologici e culturali dei popoli.

Per quanto riguarda l’Europa possiamo constatare la differenza che c’è fra il continente studiato in geografia, e l’organizzazione politica chiamata Unione Europa (UE) con l’euro zona. Il piano politico ha radici culturali lontane, ambizioni, desideri e interessi contrastanti. I sogni di uguaglianza, pace e libertà rimangono molto lontani rispetto all’evidente influenza dell’avidità di lobbies che determinano le direttive politiche nell’UE attraverso le istituzioni non elettive facilmente manovrabili, controllabili e influenzabili dall’élite. Teniamo presente che l’UE non è un organizzazione democratica rappresentativa poiché il Parlamento europeo, unico organo elettivo, non ha il potere esclusivo di promulgare le direttive (leggi) che condivide con l’altra Camera, Consiglio d’Europa (bicameralismo imperfetto). L’UE promulga le direttive attraverso il principio di co-decisione fra Commissione, Parlamento e Consiglio. Facendo un confronto con l’Italia, basti ricordare che solo il Parlamento italiano promulga le leggi. Anche se, negli ultimi anni il vizietto costante di porre la fiducia[3] sulle proposte del Governo ha raggiunto livelli incostituzionali. Secondo un’analisi di Openpolis emerge «la riduzione dell’incidenza dei lavori del Parlamento e, sostanzialmente, la mortificazione dell’azione legislativa delle Camere», praticamente un Parlamento senza poteri e solo il 9% degli emendamenti sono accolti.[4] E da quando l’Italia ha aderito all’UE il Parlamento si limita a ratificare le direttive europee abdicando il potere legislativo a favore di organi non eletti dai popoli (Commissione e Consiglio) e condizionati dai mercati finanziari. In questo contesto parlamentari, Governi e partiti non esercitano più una politica monetaria e industriale nell’interesse dei cittadini elettori, ma si limitano a ratificare le indicazioni della Commissione, della BCE e del nuovo organo chiamato MES; indicazioni nate nei think tank e nei gruppi sovranazionali.

Ma in generale vi è un aspetto politico che non viene mai dibattuto pubblicamente ed apertamente poiché considerato dall’élite “non importante” per l’opinione pubblica, e cioè la pretesa di voler governare milioni e milioni di persone con un unico strumento: l’Unione Europea, privandole della libertà di iniziativa e di agire in maniera autonoma. I paesi membri sono 28 con una popolazione di circa 500 milioni di abitanti. Negli USA la popolazione arriva a 314 milioni di abitanti. Le regole economiche: patto di stabilità, fiscal compact, MES e la BCE sono il centro di potere poiché condizionano i diritti dei popoli aderenti ai Trattati. All’interno dell’UE esiste l’euro zona, che raggruppa 17 Stati rispetto ai 28 membri dell’UE, e racchiude 329 milioni di cittadini. Il sogno di poter controllare milioni e milioni di persone è sempre stato l’immaginario di dittatori, delle monarchie e dell’élite. Perché si tratta di regime autoritario? Poiché l’UE non è un’organizzazione democratica rappresentativa per violazione del principio di separazione dei poteri (esecutivo e legislativo), e poiché le regole fiscali sono vincolanti nonostante le economie delle Nazioni presenti nell’UE siano diverse fra loro. Il progetto politico dell’euro zona è un sistema monetario a cambio fisso, un mercato unico basato sulla crescita e la stabilità dei prezzi attraverso l’obbligo del pareggio di bilancio e la progressiva diminuzione del debito. Si tratta di criteri contabili che ignorano le singole realtà industriali, che ignorano le diversità e le caratteristiche dei Paesi aderenti al sistema euro. Criteri contabili che ignorano la bioeconomia. L’aspetto burocratico e contabile più stupido dei trattati europei e delle inadeguate istituzioni europee è che non sono previsti periodi di stagflazione, deflazione e recessione. Come in una religione si crede esista solo la crescita illimitata.

Sotto l’aspetto delle finte democrazie rappresentative possiamo constatare il funzionamento dell’azione politica élitaria commerciale. Le multinazionali SpA hanno già predisposto una serie di trattati commerciali preparati dai loro esperti al fine di presentare questi documenti blindati, e il ruolo delle istituzioni politiche, Unione Europea, è banalmente la ratifica di questi atti preconfezionati. Si chiamano trattati transatlantici che influenzeranno diversi aspetti dalla nostra vita: sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione sanitaria, prezzo dei medicinali, libertà della rete, protezione della privacy, energia, cultura, diritti d’autore, risorse naturali, formazione professionale, strutture pubbliche, immigrazione.

Dunque se il potere è un’idea che ha sedotto le maggioranze tramite il nichilismo, oggi bisogna svegliare le coscienze addormentate cambiando paradigma culturale e mostrando la reale natura umana fatta di cooperazione, relazione, creatività, reciprocità, passioni, amore e saper fare. Stiamo vivendo la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. E’ finita la rivoluzione industriale figlia della termodinamica mentre la finanza ha accelerato il processo di distruzione degli ecosistemi a danno dell’umanità intera. La bioeconomia e le nuove tecnologie legate a trasformazioni energetiche non inquinanti rendono le comunità autonome. La riscoperta della democrazia diretta aiuta i popoli a prendere decisioni migliori delle finte democrazie rappresentative.  Attraverso la costruzione di organizzazioni cooperative i cittadini possono scegliere di rigenerare il proprio edificio, il proprio quartiere e la propria città sfruttando il mix tecnologico basate sulle fonti energetiche alternative. «Oggi, abbiamo gli strumenti per riconoscere questi errori e per progredire verso una reale crescita passando per una fase storica chiamata “decrescita felice”, sviluppando la resilienza necessaria e approdare ad una società della “prosperanza”».[5]


[1] Nel mondo sono 6.305 i think tank. Ben 428 operano in Cina, secondo paese sul pianeta per numero di istituzioni. Un think tank su tre ha sede nel Nord America (con 1.815 enti negli Usa), il 28% in Europa, il 19% in Asia, il 10% in Sud America. In vetta alla classifica mondiale la Brookings Institution di Washington. Di ispirazione liberal, concentra l’attività su welfare, sanità, sviluppo della democrazia. Delle 88 istituzioni che lavorano in Italia (il nostro paese è all’undicesimo posto per numero di fondazioni) ben quattro sono menzionate dalla classifica che nasce dal giudizio di tutti i presidenti degli enti considerati: al 36° posto in Europa si trova l’Istituto Bruno Leoni di Torino, al 33° della graduatoria dei centri non americani l’Istituto affari internazionali di Roma (Iai). Gli altri due think tank italiani considerati sono l’Aspen Institute e il Centre for Economic and International Studies (Ceis). Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Italia/2009/commenti-sole-24-ore/27-gennaio-2010/cina-think-tank.shtml?uuid=3eb24252-0b11-11df-8e59-6b66dae07f89&DocRulesView=Libero

[2] Emanuela Di Pasqua, in Corriere della Sera on-line, 22 ottobre 2011, Individuato il network capitalista che fa «funzionare» il mondohttp://www.corriere.it/economia/11_ottobre_22/network-capitalista-banche-di-pasqua_59331d88-fca3-11e0-92e3-d0ce15270601.shtml
[3] Quando il Governo chiede al Parlamento di votare a fiducia i propri provvedimenti, lo fa per togliere il potere ai parlamentari di porre emendamenti, modifiche, sui testi proposti dal potere esecutivo contraddicendo il principio democratico circa la separazione dei poteri.
[4] http://www.fanpage.it/parlamento-senza-poteri-solo-il-9-degli-emendamenti-accolti/

[5] https://peppecarpentieri.wordpress.com/2011/10/19/decrescita-e-architettura/

Paesi “emergenti” e ipercapitalismo.

La comunicazione giornalistica sui temi finanziari ed economici appare spesso incomprensibile trascurando il fatto che la maggioranza dei cittadini non possiede né una cultura economica e né un vocabolario proprio per comprendere i contenuti espressi. Sembra che l’obiettivo non sia informare ma spaventare e addomesticare. La produzione globale di merci è stata delocalizzata soprattutto in Oriente: Cina, India ed est europeo, in piccola parte, producono merci per tutto il mondo, infatti, ormai potremmo azzardare che 8/9 imprese su 10, europee ed americane, abbiano trasferito la produzione in quei Paesi privi di diritti umani per i lavoratori nelle catene di produzione. In Cina, nella regione del Wandong si concentrano le multinazionali dello sfruttamento. Secondo Amnesty International esiste una migrazione di massa per cercare lavoro, questa manodopera viene chiamata “sottoclasse urbana”[1]. Ad esempio un bambino di 14 anni guadagna 45 centesimi per un paio di Timerland vendute in Europa a circa €150. Anche la Apple che produce il popolare IPad è stata denunciata di violazione dei diritti umani, nella fabbrica di Zhengzhou[2]. Rubare agli altri è la maniera capitalista per diventare ricchi, così le SpA e l’élite rappresentate dal WTO creano disuguaglianze violando i diritti umani ed anche l’UE partecipa a questa violenza senza mettere dazi a chi produce merci in maniera immorale[3].

Quanti sanno che un Paese come la Cina adotta due sistemi economici allo stesso momento? L’ipercapitalismo e la sovranità monetaria. Tutti hanno compreso che la Cina sia un paese capitalista, ma quanti sanno che, contemporaneamente all’uso di una borsa telematica (scambi finanziari nel mondo), le più grandi infrastrutture energetiche vengono finanziate da fondi sovrani? Cosa significa? I cinesi non dipendono unicamente dal sistema schiavista della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale perché consapevoli dello stupido sistema basato sull’invenzione del costo di produzione hanno ben pensato di continuare ad usare “moneta locale” libera dal debito per costruire le infrastrutture necessarie alla vita del proprio popolo senza chiedere alcun prestito al sistema finanziario mondiale, ma per l’appunto applicando il principio di autoderminazione. I cinesi usano sia il sistema di scommesse (borse telematiche) per sostenere le SpA, (asiatiche, europee, americane) e sia moneta sovrana per sostenere la reale crescita del paese in investimenti più seri e concreti come la cultura (programma di alfabetizzazione del popolo), la sanità e l’energia.

Ricordate, Tremonti disse a Bersani: «ma che fai stampi moneta, fai debito […] dove trovi i soldi?». Sull’elementare principio giuridico figlio della sovranità popolare i cinesi, essendo culturalmente indipendenti, liberi da tutti e soprattutto consapevoli, usano una moneta di proprietà cinese e si autofinanziano tutto quello che credono sia utile alla comunità.

Oggi il sistema economico mondiale è fallito ed infatti banchieri e governi stanno pensando ad una nuova Bretton Woods (1944) o un nuovo ordine economico mondiale. Terminata la guerra gli USA fecero prevalere i loro interessi creando dal nulla la ricchezza. Il dollaro fu la moneta di riferimento per scambi internazionali, ricordate? Il petrol-dollaro! Unirono una fonte energetica con un pezzo di carta poi sganciato dall’oro (1971). Adesso questo potere è in discussione, e si dibatte di introdurre una nuova moneta di riferimento che potrebbe essere lo Yuan cinese, ¥. Nel frattempo gli USA hanno già pianificato un piano di riserva sostituendo il dollaro con l’AMERO (unione monetaria fra Canada, USA e Messico). La contrapposizione sul tema è forte poiché da un lato, molti sanno che gli indicatori (PIL) ed i riferimenti concettuali dell’attuale sistema sono immorali poiché fondati sull’inganno e sulla menzogna a scapito dei popoli che pagano le tasse. Altri si rendono conto che: se il petrolio, uno dei “metri di riferimento”, venisse sostituito dalle energie rinnovabili non sarà più possibile misurare o riusare la menzogna del costo di produzione. Mentre oggi la maggioranza degli addetti ai lavori ripete in maniera ossessiva le parole: crescita, produzione, PIL, costo ed in tanti credono ancora a questa religione, come faranno a far pagare un costo ai sudditi (cittadini disinformati) tramite l’uso del sole, del vento? Ricordiamoci che i concetti immorali: produzione, PIL, costo sono vincolati ai limiti fisici della terra, alle risorse naturali in esaurimento mentre il sole non è in esaurimento, meglio ancora, l’energia non è in esaurimento ma grazie alla conoscenza, alla cultura essa è ampiamente disponibile senza che qualche dittatore venga a raccontarci la sciocchezza del costo di produzione.

Per intenderci ancora meglio, semplifichiamo e schematizziamo l’attuale sistema produzione lineare: 1. estrazione delle risorse – materia prima – 2. trasformazione e 3. vendita. Questo sistema è imposto anche con l’uso della forza militare – accaparramento ed accumulo delle materie prime – e diffuso con l’aiuto di borse telematiche per produrre profitti artificiosi. Le multinazionali grazie alle maglie larghe dei sistemi fiscali non pagano tasse, o versano percentuali ridicole (globalizzazione). Gli Stati (scuole, ospedali, ambiente, beni culturali) sono mantenuti dalle tasse dei lavoratori dipendenti, molto meno dalle imprese, mentre le società transnazionali violando i diritti umani sprecano risorse finite distruggendo gli ecosistemi. Queste SpA scambiano ricchezze per trasferirle nei paradisi fiscali utili a pagare campagne elettorali, e sostenere le famiglie delle oligarchie partitiche (destra e sinistra = divide et impera). Questo sistema funziona anche con la programmazione neuro linguistica usata in tutti gli ambiti: scuola, formazione e media per scoraggiare la nascita di un pensiero diverso da quello dominante, e quindi assistiamo all’uso costante di “autorità universitarie”, “intellettuali politicamente corretti”, che impediscono la diffusione di strumenti, metodi, ed indicatori diversi da quelli odierni soprattutto questi “prezzolati pensatori” impediscono che l’etica entri a far parte della progettazione di una società normale.

Una società fondata sull’etica non comprende l’uso della menzogna e di strumenti innaturali come le borse telematiche e/o sistemi a riserva frazionaria usati dalle attuali banche centrali, non prevede interessi sul prestito. La ricchezza è un bene non misurabile: amore, passione e cultura sono beni immateriali, essenziali per gli esseri umani e non quantificabili. Altri beni essenziali come l’acqua, il cibo, i vestiti e la casa non devono essere considerati merci e, soprattutto non possono essere oggetti di scambi-speculazioni finanziari internazionali poiché sono parte della sovranità popolare ed indispensabili per la dignità umana, quindi non quantificabili e non devono essere sottoposti a regimi monetari effimeri come quelli attuali. La natura adotta un sistema di produzione circolare dove gli scarti sono risorse per altre specie. Un sistema bioeconomico contempla i rischi degli scarti ed usa strumenti di misura analitici per quantificare i danni. Cibo, vestiti e case possono essere misurati con la bioeconomia, ad esempio l’analisi del ciclo vita ispirato al sistema circolare della natura tende ad evitare e sconsigliare l’uso di sistema produttivi nocivi e sostanze chimiche non bio-compatibili. L’etica consiglia di adottare tali strategie mentre gli azionisti delle borse lo vietano per massimizzare i profitti effimeri figli del costo di produzione e della maggiore offerta rispetto alla domanda (consumi indotti dai media = circolo vizioso = crescita illimitata senza ragione alcuna).

Bisogna uscire dall’invenzione finanziaria poiché è concretamente inefficiente, non riconosce le leggi della fisica e produce enormi sprechi, e vedasi la distruzione di risorse non rinnovabili. Per entrare nella politica delle risorse bisogna monitorare le risorse locali e globali, e ci sono gli strumenti per farlo.

A questo fine Archibugi concentra l’attenzione sul peso e sul ruolo crescente di quella che definisce “l’economia associativa”. Economia che, in sostanza, è costituita da imprese senza scopo di lucro e da sempre più estese forme di volontariato….

……Perciò se riuscissimo a diventare tutti più ragionevoli dovremmo puntare con maggiore impegno sull’economia solidale. Cioè sull’economia associativa di cui scrive Archibugi. Oltre tutto non dovrebbe essere così arduo capire che i “lavori socialmente utili” sono sempre preferibili alla produzione di “beni e consumi inutili”.[4]

Linee  guida per una nuova ricerca in materia  di contabilità economica [5]
Da molti anni la comunità scientifica degli economisti e degli studiosi sociali in generale, è sfidata dal problema di rendere più efficaci gli strumenti conoscitivi di contabilità economica a disposizione (in pratica il sistema di conti nazionali – SNA – ormai standardizzato a scala internazionale) allo scopo di tener conto anche di aspetti ed obiettivi “non economici” che vengono formulati nelle correnti scelte e decisioni di politica, a molti livelli decisionali (nazionali, internazionali, regionali e locali).
In altri termini, la comunità scientifica è sfidata da molti anni dal problema di “estendere” il campo stesso della contabilità economica per tener conto simultaneamente anche di valori sociali ed ambientali che non vengono da essa valutati e perciò registrati e contabilizzati.
Insieme a questo sforzo di allargamento, si è iniziato anche a mettere in discussione il significato stesso di alcuni aggregati della contabilità economica, soprattutto se posti in relazione a problemi di scelta e decisione politica.
In altri termini si è constatato come gli aggregati stessi della contabilità nazionale, in quanto aggregati (investimenti, consumi, pil o pin, scambi con l’estero, risparmio, spesa pubblica complessiva, debito pubblico, etc., insomma tutte le voci classiche della contabilità, anche quella input-output, intersettoriale e interindustriale) avessero scarso significato operativo per la politica economica se non conosciuti attraverso le loro componenti qualitative; componenti qualitative tanto più percepibili e valutabili quanto più la contabilità fosse appropriatamente disaggregata.
Si è fatta così largo la convinzione che la stessa costruzione statistica dell’aggregato, delle sue voci, dovesse rispondere agli obiettivi potenziali della politica sociale ed economica. E che perciò sia la contabilità economica tradizionale che quella di cui si cercava l’“allargamento”, dovessero trovare:
  • sia l’appropriata disaggregazione
  • che l’appropriato “allargamento”
in funzione di un quadro programmatico di riferimento, in funzione cioè di obiettivi di politica, sia economici che sociali e ambientali visti in un insieme integrato, così come era domandato di fare sempre di più ai responsabili di decisioni politiche.
[…]L’intenzione ferma tuttavia dovrebbe essere quella già detta – e che qui ripetiamo – di studiare una opportuna configurazione di un “sistema di modelli” (cioè un insieme coordinato di modelli) che abbia la capacità di superare la dicotomia sopra menzionata fra modelli olistici e modelli parziali-operativi e realizzare l’auspicato “raccordo” fra essi.

“La crescita è accusata di ingarbugliare le priorità nazionali, aggravare la distribuzione dei redditi e alterare in maniera irrimediabile l’ambiente”.

Una prima direzione di ricerca sembra quindi necessaria, ovvero modificare il quadro contabile esistente in modo che esso assuma meglio al suo interno le evoluzione dell’economia e della società: prima di tutto le ineguaglianze, la sicurezza, i servizi pubblici (sanità, istruzione, ecc.). Inoltre un certo numero di fenomeni che determinano il benessere delle popolazioni non sono misurati dal nostro quadro statistico, soprattutto quelli relativi all’ambiente (qualità dell’aria, dell’acqua, ecc.). Una seconda direzione di ricerca consiste allora nel cercare di proporre misure accettabili. In fine, non disponiamo davvero di indicatori della qualità della vita, anche se diversi lavori si sono coraggiosamente dedicati a colmare la lacuna (felicità, “capacitazioni”, tempo libero, libertà, partecipazione alla vita della propria comunità ecc.). Bisogna sviluppare e affinare questi indicatori, vista l’importanza che riveste la misurazione del benessere al fine di formulare politiche efficaci. [6]

“Tagli alla politica” chiacchiere per disinformare

Ancora una volta non ci vuole molto per svelare il clima di ipocrisia e sciatteria dei media che tentano di nascondere i reali motivi della crisi economia, addirittura con atteggiamenti puerili i politici si battono il petto per aver deliberato di non spendere gli spiccioli dei conti pubblici: “tagli alla politica” (La Stampa, Resto del Carlino….), manovra finanziaria: Alle Regioni vengono chiesti tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012); ai Comuni e Province vengono chiesti risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel 2012 (sito web Corriere della Sera, 26 maggio 2010), Forges Davanzati: “manovra lacrime e sangue, imposta dall’Unione europea”. I conti non tornano (finanza pubblica: tecniche di oppressione) e, come potrebbero mai tornare dato che sono gravati da un illecito debito più gli interessi figli dell’usurpazione della sovranità monetaria?

Partiamo dalla fine, dagli interessi che vanno dati alle banche per il prestito monetario: “Abbiamo capito che bisogna tagliare […] Ma il bilancio bisogna farlo quadrare. E come si fa se le necessità di spesa sono sempre superiori a quel che hai in cassa? Da cui devi togliere ogni anno 70 miliardi di interessi sul debito?” (Milena Gabanelli, 11 aprile 2010 in Report)

Tremonti, Ministro dell’Economia (25/10/09) : «tanto per dirvi un dato noi ci abbiamo ogni anno da emettere titoli pubblici per 500 miliardi di euro questo vuol dire che devi avere una domanda, una richiesta per cifre di questo tipo.» (L’era del debito, di Stefania Rimini in Report del 29 ottobre 2009). Ecco quanto scambiamo all’anno con la BCE: 500 miliardi.

Cos’è un debito? Cos’è un credito? Chi riscuote il debito pubblico? L’attuale sistema mondiale usa indici per misurare la crescita, quali il PIL, il deficit ed il rapporto debito/PIL. Tutti questi indicatori non sono etici e stimolano essenzialmente la massimizzazione dei profitti contrapponendosi ai diritti umani e civili dei popoli. E’ questo sistema che adotta la violenza prevaricatrice di una finta competitività ed un finto libero mercato, pure invenzioni di marketing politico figlie della religione capitalismo. Col passaggio dalla moneta debito alla moneta credito tutti questi indicatori non esisterebbero più e soprattutto non ci sarebbero più ricatti da parte di enti sovranazionali non rappresentativi della volontà popolare. Semplici domande e sono semplici anche le risposte ma è notevole l’inganno psicologico che cela la più grande truffa della storia dell’umanità. La questione del debito è giuridica mentre far quadrare i conti è questione contabile.

indice di sviluppo umano (ISU)

La difficoltà sta nel fatto che molti si sentono colpiti nell’orgoglio, soprattutto i titolati in economia poiché pisco-programmati e disinformati sul meccanismo della “creazione della moneta dal nulla” (cioè senza alcun controvalore equivalente), può capitare che i docenti non facciano studiare ed approfondire l’effetto devastante del moltiplicatore monetario (formula usata per il sistema di prestito a riserva frazionaria). Anche se a svelarne i trucchi ovviamente sono stati gli economisti informati, chi poteva farlo? Maurice Allais[1] dice: «L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto»
In questi corsi certamente non si insegna etica e neanche il significato giuridico legato al potere di emettere moneta, costituzionalmente di competenza della Repubblica (art. 47) e non degli enti non controllati dai popoli come avviene oggi tramite la Banca Centrale europea tramite la sua filiale Banca d’Italia controllata da banche commerciali SpA e non più dal Governo.
Nella sostanza non esisterebbe alcun debito pubblico grazie all’uso di una moneta pubblica di proprietà del portatore, cioè del popolo sovrano.
Nel dicembre del 2008, Correa il Presidente dell’Ecuador dichiarò: il debito estero del suo Paese è “illegittimo” e “immorale”. Thomas Sankara leader del Burkina Faso, fece un discorso sul debito ampio ed analogo per liberare l’Africa dalla schiavitù della Banca mondiale del Fondo monetario internazionale, poi fu assassinato nel 1987; JF Kennedy decise di stampare moneta pubblica (ordine esecutivo 11110) e non più di proprietà della FED, fu assassinato nel 1963. Abramo Lincoln decise di chiudere la FED e sostituirla con la Greenback (1863) per stampare moneta pubblica libera dal debito e dagli interessi, anch’egli fu assassinato nel 1865. Dopo più di cento anni è stato tradotto in lingua italiana il testo di Alexander Del Mar, crimini monetari, il titolo dice molto, egli fu fra i primi a spiegare i trucchi contabili dei banchieri, ed il potere di emettere moneta per sottrarre ricchezza reale ai popoli.
Report, il 30 maggio 2010, nelle Goodnwes ha usato parole “nuove”: moneta complementare trattando il caso della WIR bank attiva dal 1934, in un’inchiesta passata trattò l’esempio della JAK bank. Mediaset in Mistero, 1 giugno 2010, ha denunciato la truffa del signoraggio bancario, ma non c’è nulla di misterioso è sufficiente cliccare sul sito di BankItalia.
Compreso questo aspetto viene da sorridere leggendo che sia sufficiente tagliare i costi per risolvere la crisi e chi accosta gli argomenti è chiaramente disinformato, alimentando un clima di menzogne e caos.
Per uscire dalla crisi è doveroso informare i cittadini (Genius Seculi) circa la truffa del debito pubblico, inestinguibile per definizione in un sistema intrinsecamente inflazionistico come quello attuale. Il debito esiste perché si è dato potere ad una Banca centrale di prestare denaro privato ai Governi e per restituire il debito i cittadini chiedono altra moneta, un circolo vizioso dove i banchieri rubano economia reale grazie ai servizi resi da consulenti finanziari psico-programmati nelle università vendendo contratti di strumenti finanziari, scommesse sul debito, agli Enti pubblici.
E’ la tecnica della matematica finanziaria la regina di queste truffe, la stessa che si insegna nei corsi universitari e nei master, non si tratta più di economia ma di rubare a norma di legge.
Avete mai visto un pomodoro fallire? Avete mai visto una pianta usare la moneta per ricevere sole? I Governi scambiano Titoli di Stato con le banche centrali e le SpA che acquistano i titoli di debito sono le stesse che finanziano le campagne elettorali dei partiti di governo. I paradisi fiscali sono i luoghi “nascosti” dove spartire i proventi di queste truffe.
Il sistema è un gioco di prestigio con vasi comunicanti, il fluido è la moneta, elettronica e cartacea. La scena del teatro è più o meno questa: democrazie rappresentative ed organizzazioni del commercio con relative produzioni di merci. I proventi sono ricavabili generalmente dalla crescita dei consumi indotti per mezzo della pubblicità (programmazione neuro linguistica) e dal ricatto del debito pubblico utile a ricevere concessioni (sfruttamento delle risorse) in regime di monopolio nei Paesi “occupati”; insomma una forma sottile di dittatura SpA basata sullo scambio: tu (politico) fingi di rappresentare il popolo ed io (banchiere) ti sostengo per mezzo di un moneta che troverai nei paradisi fiscali a cui la polizia (sostenuta da me banchiere) non potrà accedere.

I paradisi fiscali e gli strumenti finanziari rappresentano il modo più efficace di far perdere le tracce e distribuire soldi per corrompere politici e, pagare la politica delle multinazionali SpA: guerre e controllo del debito. Intervista a Moisés Naìm, economista, direttore di Foreign Policy, già executive director della Banca Mondiale ed autore di Illicit:« Peccato anche che il numero dei territori che offrono servizi off shore cresca. Sì, arresteranno pure qualcuno, ma per ogni arresto “eccellente” ci sono mille nuovi canali illeciti che nascono, crescono e si riproducono alla velocità della luce. Non si tratta di catturare questa o quella persona, qui si tratta di un problema di sistema, “sistema mondo” intendo, che sta appunto minacciando l’equilibrio globale”» . (FERRUCCIO PINOTTI e LUCA TESCAROLI, Colletti Sporchi, BUR 2008, pag. 354)

Un’ultima considerazione molto banale, ma sapete cosa importa al pescatore africano della crisi globale? Il problema è che se fallisse il sistema a pagarne le conseguenze sarebbero quei pochi onesti risparmiatori italiani disinformati e manipolabili dai media.
La cultura ed il buon senso sono le risposte alla crisi. Il sole c’è, il vento e l’acqua pure…  Tuteliamo i nostri semi ed iniziamo a piantare…

I semi e le sequenze di DNA isolate sono diventati soggetti a brevetto industriale. LA protezione delle varietà vegetali secondo il sistema  mondiale Upov (protezione delle nuove varietà vegetali) è anche stato allargato in modo da comprendere i costi per ripiantare i semi e incorporare i diritti di brevetti industriale sugli OGM. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nell’ambito dell’accordo per i diritti di proprietà intellettuali (DPI) inerenti al commercio obbliga gli stati membri ad introdurre generici sistemi di DPI sulle piante.[2]

Rai educational le parole della Costituzione, il risparmio e il credito: Armando Lamberti, docente di diritto costituzionale Università di Salerno: “[…]La Repubblica infatti deve incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme, e disciplinare e controllare con provvedimenti legislativi l’esercizio del credito, favorendo attraverso il risparmio l’accesso alla proprietà privata dell’abitazione, alla proprietà terriera da coltivare e all’acquisto delle azioni dei grandi complessi produttivi del Paese.
Si tratta di una norma ispirata ai principi della cosiddetta “democrazia economica”.
La Costituzione, si preoccupa, cioè di difendere i piccoli risparmiatori, in una società in cui il valore della moneta, l’andamento dei titoli in borsa ed il mercato mobiliare sono condizionati da fattori che loro non possono controllare.
[…]”

Come può uno Stato sovrano tutelare il credito quando il potere di emettere moneta è stato abdicato – cessione di sovranità – a favore di un ente sovranazionale, la BCE, non controllato dal popolo sovrano? E come può uno Stato tutelare il credito quando chi agisce è una banca, BankItalia, controllata e di proprietà di banche commerciali SpA? Come può lo Stato tutelare il credito quando BankItalia è controllore e controllato (conflitto di interessi)?
Perché la Corte Costituzionale, come la Corte tedesca ha fatto, non interviene contro il trattato di Lisbona?

Una “curiosità” sull‘iter dell’antidemocratico trattato di Lisbona, a parte i ricatti contro gli irlandesi e le tre bocciature tramite referendum popolari (Francia, Olanda, Irlanda), gli unici parlamenti che hanno votato all’unanimità sono due: Malta ed Italia.


[1]Maurice Allais (Parigi, 31 maggio 1911) è un ingegnere, fisico ed economista francese, Premio Nobel per l’economia 1988 per i suoi contributi determinanti per la teoria dei mercati e l’utilizzo efficiente delle risorse.

[2] Commissione Internazionale per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura, manifesto sul futuro dei semi, Firenze, 2006

Ipocrisia SpA

Qualcuno potrebbe chiedersi “in questi giorni” di disinformazione (accade da sempre) globale dell’opinione pubblica come mai il “democratico” Obama abbia esattamente le stesse idee politiche di G. Bush (sr e jr). La risposta è semplice, non esiste né destra e né sinistra ma un’unica idea circa la gestione del potere: problema-reazione-soluzione, uno schema elementare per consentire alle SpA che finanziano i partiti di poter rientrare sull’investimento (Obama) fatto.

Negli USA non esiste alcuna democrazia rappresentativa ma una serie di SpA che finanziano i loro interessi in due gruppi di persone chiamati “democratici” e “repubblicani”, spesso alcune SpA finanziano entrambi gruppi. Tutti sanno che questi “partiti” allevano i propri servi delle SpA nelle stesse università affinché “democratici” e “repubblicani” sviluppino capacità retoriche ed oratorie necessarie e sufficienti per manipolare le masse.

Per tanto non bisogna meravigliarsi sul fatto che Obama sostenga “la guerra per la pace” esattamente come il suo predecessore ed ordini, in ambito NATO, a Paesi come l’Italia di mandare i loro soldati in “missione di pace”. Questo linguaggio menzognero è ben raccontato da G. Orwell in 1984 ed il fatto che il reale potere non sieda più nelle istituzioni “democratiche” è stato denunciato da tanti politologi, cittadini, giornalisti.

La campagna elettorale di Obama è stata finanziata anche dalle stesse SpA che hanno inventato e sostenuto la crisi globale e che investono soldi in armi e guerre. Negli USA funziona così da sempre, tutti i giornalisti lo sanno e pochi parlano di assenza di etica e di assenza di vera democratica.
Fonte: Top Contributors, opensecrets.org

Come esempio più antico di coinvolgimento privato negli affari militari di uno Stato, prototipo di una tendenza che si rafforzerà enormemente in seguito, viene di solito citato il caso di Vinnell Corporation. Questa compagnia di costruzioni militari, con sede in Virginia nei pressi del Pentagono e dell’ufficio centrale della CIA, fu la prima, nel 1975, a vincere un gara d’appalto per l’addestramento di forze militari di un Paese straniero. Il contratto, del valore di 77 milioni di dollari, fu firmato con l’Arabia Saudita ed era incentrato sulla formazione di livello avanzato della Guardia Nazionale che aveva il compito di proteggere i campi petroliferi. L’accordo è stato rinnovato nel corso degli anni, e allo stadio attuale prevede anche forme di consulenza per controspionaggio e preparazione alla «difesa chimica», per una stima complessiva di valore che si aggira sui 500 milioni di dollari. (Fonte: Francesco Vignarca, mercenari SpA, BUR 2004, pag. 17)

In fine per puro caso alcuni sostenitori SpA di Obama sono gli stessi che “gestiscono” il debito pubblico italiano:

Tutte queste informazioni si conoscevano prima che i cittadini americani andassero a votare e prima che la retorica dei media manipolasse l’immagine politica di Obama (che votò contro la class action in USA – class action fariness act del 2005) e prima che molti europei  potessero illudersi  su questa persona come simbolo del cambiamento.

Gino Strada: “dare il Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti è come dare il Nobel per la castità a Cicciolina o magari per i meno giovani come il Nobel per la castità a Patrizia D’Addario”

Che le SpA governino i dipendenti eletti è evidente (assenza di democrazia rappresentativa) ma una domanda legittima sorge spontanea: che relazione politica c’è fra l’SpA che acquista titolo di Stato e l’SpA che finanzia partiti e guerre?

dal film “The International”: […] Agente dell’Interpol (Clive Owen): “si ma miliardi di dollari investiti solo per fare il broker? Non ci può essere tanto guadagno per loro.” Finanziere-politico (Luca Barbareschi): “No figuriamoci se mirano a guadagnare dalla vendita di armi. Mirano al controllo.” Vice procuratore distrettuale (Naomi Watts): “Controllo del flusso di armi, controllo del conflitto“. Finanziere-politico: “No, no la IBBC è una banca, il loro obiettivo , non è il controllo del conflitto, è il controllo del debito che il conflitto produce. Vedete il grande valore del conflitto, il vero valore sta nel debito che genera, se controlli il debito, controlli tutto quanto.

Le informazioni che sono condivise dai cittadini di tutto il mondo nelle rete di internet raggiungono solo una stretta minoranza della popolazione, per tanto i Governi hanno già scritto norme per eliminare e ridurre il dissenso politico (dittatura) attraverso concetti totalitari come i copyright che tutelano le SpA e non il diritto costituzionale del libero accesso alla conoscenza fondamentale per lo sviluppo umano dei popoli.

Le ragioni per cui il potere invisibile intende censurare il dissenso politico in internet appare evidente. Blog, social network, sono anche lo specchio della società ed, in genere le opinioni libere sono un pericolo concreto per il potere poiché consentono ad una vasta platea di persone di leggere pensieri opposti ai Governi e questo farebbe sorgere un processo mentale:  il dubbio, il ragionamento a coscienze addormentate dalla televisione. Le SpA non  possono permettersi il rischio di perdere il controllo della masse.

Sono forti e paradossali le contraddizioni di oggi: internet che consente la libera espressione nell’universo della rete (mondo virtuale) e la vita “fascista” reale dove non puoi neanche scegliere un tuo dipendente da eleggere e, non puoi neanche partecipare direttamente alle deliberazioni della tua comunità.

Usurai

Le parole sono importanti poiché sono legate ad idee e concetti utili a raccontare la realtà o a manipolarla a piacere dei potenti di turno.

La servitù moderna è una servitù volontaria, consentita dalla massa degli schiavi che strisciano sulla superficie terrestre. Comprano liberamente tutti i prodotti che li asservono ogni giorno di più. Si aggrappano spontaneamente ad un lavoro sempre più alienante, generosamente concesso soltanto se “fanno i bravi”. Scelgono loro stessi i padroni che dovranno servire. Perché questa assurda  tragedia sia potuta accadere, prima di tutto è stato necessario sottrarre ai membri di questa classe ogni consapevolezza del proprio sfruttamento e della propria alienazione.
Questa è la strana modernità della nostra epoca. Contrariamente agli schiavi dell’antichità, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi siamo di fronte ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. Ignorano quindi la ribellione, che dovrebbe essere l’unica reazione legittima degli oppressi.
Nel dicembre del 2008, Correa il Presidente dell’Ecuador dichiarò: il debito estero del suo Paese è “illegittimo” e “immorale”. Thomas Sankara leader del Burkina Faso, fece un discorso sul debito ampio ed analogo per liberare l’Africa dalla schiavitù della Banca mondiale del Fondo monetario internazionale, poi fu assassinato nel 1987; durante la presidenza del Consiglio di Aldo Moro (1974-1976), fu stampata una carta moneta, 500 lire, di proprietà della Repubblica italiana, Moro fu assassinato nel maggio del 1978; JF Kennedy decise di stampare moneta pubblica (ordine esecutivo 11110) e non più di proprietà della FED, fu assassinato nel 1963. Abramo Lincoln decise di chiudere la FED e sostituirla con la Greenback (1863) per stampare moneta pubblica libera dal debito e dagli interessi, anch’egli fu assassinato nel 1865. Dopo più di cento anni è stato tradotto in lingua italiana il testo di Alexander Del Mar, crimini monetari, il titolo dice molto, egli fu fra i primi a spiegare i trucchi contabili dei banchieri, ed il potere di emettere moneta per sottrarre ricchezza reale ai popoli.

Lo Stato ha l’obbligo costituzionale di creare moneta credito e di consentire ai cittadini di gestire i beni pubblici direttamente con forme di azionariato popolare diffuso. Il lucro per pochi contro il popolo è la forma di controllo più diffusa, cioè il sistema delle SpA e delle banche centrali private. La società di oggi è ri-feudalizzata senza i vantaggi dell’economia reale, poiché le macchine hanno sostituito gli uomini e l’informatica finanziaria controlla la globalizzazione, così come i falsari, grazie all’ingenuità dei bambini, rubavano denari alle famiglie.

Molte comunità stanno ripristinando la sovranità monetaria e stanno favorendo lo sviluppo umano tramite economie responsabili e l’uso razionale delle risorse. Solo la maggioranza degli italiani fa più fatica rispetto agli altri popoli poiché maggiormente psico-programmati al nichilismo e all’apatia politica. Alcuni esempi: “Red de Trueque Solidario” (RTS) in Argentina, il sistema LETS, il progetto SHARE (Self Help Association for a Regional Economy) nel Berkshire, il WIR in Svizzera, il Lewes e gli Stroud e Brixton pound etc. Inoltre il sistema di credito denominato JAK bank. In Italia troviamo l’esperimento virtuoso dell’Arcipelago Scec.

I cittadini hanno il dovere morale di immaginare nuovi modelli e sperimentarli.

 La figura dell’usuraio nella letteratura: Il pensiero della Chiesa, secondo cui l’usura era considerata un peccato, una colpa mortale, espressione degenerata di quel vizio capitale che è l’avarizia, ha sicuramente influenzato il giudizio comunemente sentito nei secoli secondo cui quella di chi avidamente raccoglie denaro, e ancor più chi presta a usura, è condotta disdicevole e l’usuraio, come ancor più dell’avaro, è additato al pubblico disprezzo.

«Lo scambio è un’azione sociale; il denaro è un meccanismo sociale; una misura pubblica del valore, l’unità del quale non è un moneta e neppure un biglietto, ma tutte le monete e i biglietti a corso legale all’interno di una nazione sommati insieme; il denaro, per essere equo, deve essere di quantità stabile; la stabilità può essere assicurata soltanto dalle regole e dall’autorità nazionale; se vuoi la prosperità devi aver fiducia che il governo nazionale conservi la Misura del Valore; se non ti fidi del governo, puoi certamente conservare la misura della moneta nelle tue tasche, ma non potrai guadagnare; e perseverare in questo stato di cose porterà altri, e probabilmente anche te stesso, alla rovina» (tratto da Alexander Del Mar, storia dei crimini monetari, Excelsior 1881, 2009, pag. 136)

Cos’è l’espansione? E’ immettere forzatamente in circolazione una massa eccezionalmente grande di denaro, espandendola all’inflazione. Che cos’è la contrazione? E’ ridurre il volume del denaro, portandolo al di sotto della quantità abitualmente circolante.
Una misura di valore gonfiata è altrettanto ingiusta di una ridotta. Nessuna delle due è inevitabile, ma fino a quando una nazione si rifiuterà di regolare per legge il volume della sua valuta, la popolazione sarà sempre in pericolo di essere sottoposta all’una o all’altra di queste ingiuste misure del valore, quella gonfiata e quella ridotta. (tratto da Alexander Del Mar, storia dei crimini monetari, Excelsior 1881, 2009, pag. 153)

(tratto da Storia d’Italia, Annali VI Economia naturale, economia monetaria, (a cura di) Ruggero Romano e Ugo Tucci, Giulio Einaudi editore, Torino 1983)

Premessa. Economia naturale, economia monetaria, economia creditizia sono formule introdotte nel dibattito storiografico da Bruno Hildebrand, e da allora gli storici ed economisti hanno dissertato e polemizzato a lungo sulla loro portata e sulla loro applicabilità all’uno o all’altro periodo storico. […] Fu Alfons Dopsch a fissare i termini del problema in un’opera del 1930 che ancora oggi ne costituisce un punto di riferimento obbligato. Egli definiva l’economia naturale come quella in cui «o lo scambio manca del tutto, e allora è economia pura, o le merci vengono barattate direttamente con merci (scambio in natura)»; e teneva in particolare a precisare che tale nozione andava distinta da quella di «economia domestica chiusa», formulata da Karl Bücher (1893) e anch’essa vivacemente contestata come estranea alla realtà storica. Non solo, ma bisognerebbe aggiungere, con Gino Luzzatto, che «sono appunto queste sopravvivenze di una economia di scambio in mezzo ad economie prevalentemente chiuse che preparano fin dal X secolo quella ancora lenta rinascita delle economie cittadine».

(Storia d’Italia, Premessa, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. XXIII)

Concretamente, nel contesto storico italiano, che cosa ha significato (che cosa significa ancora oggi) la compresenza della dimensione naturale di economia naturale ed economia monetaria? Sappiamo benissimo che l’Italia – da Bernardo Davanzati a Galiani, da Serra a Pompeo Neri, da Montanari a Gian Rinaldo Carli, passando per i Muratori, i Fabrini e gli Argelati – è stato paese fertilissimo delle monete. […] Da un magistrale lavoro del compianto Alfonso Silvestri apprendiamo che su 102 «obbligazioni» di mercanti alla fiera di Salerno del 1478, nove non erano stipulate in denaro. Riprendendo questi dati in un suo saggio, Armando Sapori argomenta: «Ultimo modo di pagamento era lo scambio di beni; non uso il termine baratto perché almeno nei casi che ho sott’occhio (cinque compravendite di diversa grandezza)  non si tratta mai di passaggio simultaneo dei beni stessi del compratore al venditore».

(Storia d’Italia, Monete e lotte sociali, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. 120)

Un vivace quadro delle categorie sociali nel comune è fornito dalle compagnie di Siena, Firenze, e di altre città evolute d’Italia, il cui sostentamento era rappresentato dai fondi monetari e dalle operazioni monetarie. Nei secoli XIII-XIV le compagnie della Toscana diventarono i nuclei principali dell’attività economica e della stratificazione sociale del comune. L’esercizio su scala europea delle operazioni monetarie dei banchieri-usurai di Siena, Piacenza, Asti, Pistoia, Firenze, le somme dei prestiti e dei giri d’affari che raggiungevano diversi milioni di fiorini d’oro, erano testimoni non soltanto dell’ampiezza delle operazioni che superavano di molto la cornice dei bilanci di comuni ordinari, ma anche della loro nuova specificità sociale. Nell’ambiente dell’Europa feudale e dell’Italia, pure feudale nel suo insieme, i capi di queste compagnie e i loro membri dirigenti più ricchi, di regola parenti o rappresentanti di famiglie imparentate o amiche dei capi della compagnia, non erano certo i Rothschild del medioevo, ma per il proprio tempo ne svolgevano il ruolo.

(Storia d’Italia, Il ritorno della coniazione locale e la ripresa dell’influenza occidentale seconda metà del secolo XI, Le zecche di Salerno e di Amalfi, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. 204)

Nel 1056, alcuni testi salernitani menzionarono per la prima volta un tarì coniato nella città. Seguono, regolarmente, menzioni simili, fino agli ultimi atti del Codex Diplomaticus Cavensis. E’ il principe Gisulfo II (1052-77) a rimettere attività la zecca di Salerno, chiusa all’inizio secolo X; e il suo esempio viene seguito da Roberto il Guiscardo, il quale si impadronisce della città nel 1077. Questa nuovo officina, oltre al tarì, conia dei folles. I tarì di buona qualità, imitano quelli di al-Mu’izz. Alcuni folles di Gisulfo II sono di tipo occidentale e si ispirano alle monete dell’arcivescovo Anno di Colonia (1056-75) che rappresentano le mura di una città; sono presenti anche i modelli bizantini.

Fonte Zeitgeist addendum: […] nel 1969 ci fu una causa nel tribunale del Minnesota che coinvolse un uomo, Jerome Daly, che fece opposizione al rifiuto della cancellazione dell’ipoteca sulla sua casa da parte della banca che gli aveva concesso il mutuo per comprarla. La sua difesa verteva sul fatto che il contratto di mutuo richiedeva da ambo le parti, cioè da lui e la banca, l’uso di proprietà legittime per lo scambio. Giuridicamente questa viene chiamata la ‘causale’ del contratto [CAUSALE: elemento fondamentale che si fonda sullo scambio di una prestazione di una parte in cambio di un corri spetto dall’altra.] Il signor Daly, spiegò che il danaro non era in realtà di proprietà della banca, in quanto era stato creato dal nulla nel momento in cui il contratto venne sottoscritto. Ricordate cosa diceva “Il funzionamento moderno della moneta” sui prestiti? Quello che fanno quando concedono un prestito è di accettare della cambiali in cambio del credito concesso. Le riserve non vengono modificate direttamente dalle operazioni di prestito. Ma i prestiti che vengono depositati incrementano l’ammontare dei depositi bancari. In altre parole, il denaro non esce dal loro patrimonio esistente. La banca lo sta semplicemente inventando non mettendoci niente di proprio, eccetto che una solvibilità teorica, “sulla carta”. Nel prosieguo del processo il Presidente della banca, il sig. Morgan si presentò al banco dei testimoni e dalle memorie personali di un giudice egli ricordò che Plaintiff (un presidente della banca) ammise che, congiuntamente con la FED, aveva creato denaro e il credito dei suoi impieghi attraverso un’iscrizione contabile; cioè che il denaro e il credito iniziarono ad esistere nel momento in cui loro li avevano creati. Il sig. Morgan ammise che non esisteva alcuna legge o statuto degli Stati Uniti che gli dava il diritto di farlo. Per legge deve esistere una forma di corrispettivo legittima che viene offerta in pagamento a sostegno della banconota.

Finanza pubblica: tecniche di oppressione: In buona sostanza tutte queste norme, leggi e procedure di finanza pubblica vanno nella direzione opposta indicata dalla Costituzione e cioè obbligare gli Enti pubblici ad usare una moneta privata ed aumentarne la crescita nel suo utilizzo anche con mezzi tecnici finanziari incomprensibili ai più.

Oggi la percezione dell’usuraio è talmente mutata che i media e soprattutto i partiti elevano l’immagine dei banchieri manipolando la realtà dei fatti su documentati. I banchieri governano la politica (Banche centrali) attraverso lo strumento usuraio del moltiplicatore monetario, piccola formula matematica, che  regola la domanda ed offerta di moneta nel sistema a riserva frazionaria usato da tutte le banche commerciali. Mentre i cittadini perdono anche la vita lavorando, altri seduti dietro un computer digitano cifre e creano “ricchezza” dal nulla. In questo periodo di crisi innescata dai banchieri circolano parole tossiche come “finanza etica o solidale”, ma tutto ciò è altrettanto paradossale ed ingannevole come il sistema finanziario inventato ad hoc per creare disuguaglianze sociali e concentrare “ricchezze” nelle mani dell’élite, come può esserci giustizia in un sistema truffaldino? Per definizione, all’interno di regole non etiche, scritte e controllate dalle banche centrali non potrà mai esserci nessuna banca etica. Solo ripristinando la giustizia cioè la sovranità monetaria potranno esserci regole etiche e quindi istituti di credito giusti poiché sotto il controllo e la gestione diretta dello Stato, dei cittadini e non più di SpA. La moneta deve tornare ad esser vista per quello che è: un mezzo e non il fine, per cui il concetto di utilità sociale è in netto contrasto l’idea di banca SpA, con la reale natura di una banca (tipografia). La manipolazione dei banchieri è stata attua nel tempo infiltrando le università per propagandare concetti finanziari che nulla hanno a che vedere con l’economia. Oggi le persone credono alla favola che le banche SpA e le borse siano cose utili dove si crea ricchezza. Siamo l’unica specie sulla Terra che usa pezzi di carta stampati dal nulla in cambio di cibo o di un riparo, siamo essenzialmente ridicoli.

Il linguaggio dei politici è volto solo a mascherare la radice del problema con proposte inconcludenti e fuorvianti. Qualunque cittadino, con un po’ pazienza, ricerca del significato delle parole e lettura di testi indipendenti arriva a cogliere l’aspetto più immorale e degenerato della crisi economica figlia dell’usurpazione della sovranità monetaria. E’ a questo punto che cresce l’indignazione poiché svela l’essenza del teatrino politico che va in scena sui media nazionali. Non esiste né destra e né sinistra ma una pletora di attori, anche penosi, che hanno la stessa idea di società degenerata basata sul nichilismo, sull’avidità e sulla crescita per la crescita e, gli attori politici si passano il testimone (alternanza delle maggioranze) col fine di approvare leggi indicate dalle SpA loro amiche.

Come dicono in molti ormai, gli attori politici non discutono più di tutelare i diritti umani o di allargarne il bacino ma, al contrario, discutono solo della percentuale di riduzione di tali diritti. L’emissione di moneta è stata consegnata ai privati e si discute solo su come gestirla, l’acqua è stata rubata ai popoli e si discute su come gestirla. Gli attori politici non discutono per niente dell’usurpazione dei diritti naturali e non rappresentano gli interessi pubblici ma quelli esclusivi di chi li ha corrotti.

Nel frattempo il “potere invisibile” va avanti: Il primo presidente della Ue, Herman Van Rompuy, ha dichiarato: “Il 2009 è anche il primo anno di governo globale, con la creazione del G20 nel bel mezzo della crisi finanziaria globale. La Conferenza sul Clima di Copenaghen sarà un altro passo avanti verso il governo globale del nostro pianeta“.

Vaccino e Influenza Suina: firma per il diritto ad essere informato! Le persone hanno il diritto di conoscere la natura innocua di questa influenza, i rischi connessi all’uso di un vaccino inutile, non ancora sperimentato né sottoposto ai controlli necessari e gli interessi economici che sono all’origine di questa grande speculazione.

Etica, “democrazia”, ricerca ed SpA.

Gli interessi delle corporation e quindi di pochi prevalgono nei confronti del bene comune, essi finanziano una ricerca scientifica a loro favore e sono assolutamente contrarie, le SpA, ad una ricerca libera ed indipendente che in Italia appunto non esiste o è di nicchia con pochi soldi in tasca.

Joel Bakan scrive l’ascesa al potere delle corporation, in la borsa o la vita corporationsaggi sulla globalizzazione, Feltrinelli Real Cinema, 2006: «Da una condizione di relativa oscurità, nell’arco dell’ultimo secolo e mezzo la corporation è assurta al rango di istituzione economica dominante su scala mondiale. Le corporation al giorno d’oggi controllano le nostre vite: decidono cosa mangiamo, cosa vediamo, cosa indossiamo, dove lavoriamo e cosa facciamo. Siamo inesorabilmente circondati dalla loro cultura, dalla loro iconografia e dalla loro ideologia. E, alla stregua della chiesa e della monarchia in epoche passate, si ergono infallibili e onnipotenti, auto celebrando si attraverso edifici imponenti e raffinati apparati simbolici. Le corporation esercitano un’influenza sempre più estesa sulle decisioni delle autorità preposte alla loro vigilanza e controllano settori della società un tempo saldamente in mano pubblica. La sensazionale ascesa al potere della corporation è uno degli eventi più significativi della storia moderna, se non altro in ragione degli infausti esordi di questa istituzione. […]Friedman ritiene che le corporation siano un bene per la società (e che l’eccesso di stato sia un male). Rifugge tuttavia l’idea che le corporation debbano cercare di fare del bene alla società. “Le corporation appartengono agli azionisti. […] I loro interessi coincidono con gli interessi degli azionisti. Ora, detto questo, è lecito che usino i soldi degli azionisti per scopi attinenti alla responsabilità sociale ma non giustificabili sotto il profilo dei bilanci? La mia risposta è no.” I dirigenti delle corporation, sostiene Friedman, hanno una sola e unica “responsabilità sociale”: massimizzare gli utili a vantaggio degli azionisti. Questo è l’imperativo morale. I manager che perseguono finalità sociali e ambientali a scapito dei profitti – ossia che cercano di agire moralmente – in realtà si comportano immoralmente».

Ma è proprio il sistema italiano che favorisce tutto ciò e si contraddistingue rispetto ad altri visto che il potere decisionale, nelle università, è in mano a pochi vecchi “baroni” che hanno conquistato il loro ruolo, scelti anche dalla cooptazione, e scalano i livelli di categoria grazie all’invecchiamento senza l’obbligo di sforzi per produrre risultati con una ricerca non sempre utile alla società umana. Non vi è possibilità di licenziare chi non produce risultati di qualità. La ricerca asservita alle corporation ed i suoi risultati hanno prodotto e producono ingenti danni culturali, di formazione e di preparazione, sia verso la classe dei futuri professionisti, che della classe dirigente di questo Paese. I dirigenti, anche se a volte in buona fede comunque non sanno scegliere, proprio per l’ingente letteratura italiana prodotta a favore di poche aziende SpA che fa pendere la bilancia delle scelte strategiche a favore dei più potenti gruppi ricchi di conflitti e concorsi di interesse. Secondo voi, un ingegnerie/medico/avvocato/economista che insegna all’università, siede nel consiglio di una SpA, siede in parlamento e coordina il proprio studio professionale, con quale criterio di merito può concorrere alle scelte di una ricerca? Solo lo sviluppo della rete di internet ha consentito di ricercare una letteratura scientifica più libera ed indipendente, che proviene da altri Paesi, alla portata di tutti gli studenti, di tutti i ricercatori, e da pochi anni si riescono a produrre valutazioni migliori proprio perché attingendo direttamente nelle università di tutto il mondo si ha la possibilità di consultare un pluralismo di idee che in Italia è quasi scomparso. Ma nonostante questo, una buona valutazione è sempre difficile a causa del preponderante ruolo e dell’ingombrante peso dei “baroni” che indirizzano gli allievi verso i loro interessi personali ed escludono o puniscono chi prende strade diverse, infatti anche tramite l’esame di stato essi, gli ordini professionali, controllano e punisco chi non si allinea. Certamente non tutti i docenti universitari sono al soldo delle corporation ma questi da un lato sono la minoranza assoluta e dall’altro non ricoprono ruoli strategici ed importanti per l’economica del Paese, visto che questo sistema in Italia va avanti da sempre. Non c’è da meravigliarsi se in Italia a volte gli allievi sono eticamente più bravi dei professori, essi sono mentalmente ed economicamente indipendenti dai poteri forti. Purtroppo gli aspetti corporativi prevalgono e la maggioranza dei cittadini italiani sono club-bilderberg-ariannavolutamente disinformati dal “potere invisibile”, sono tenuti allo scuro, abbuffati di finte lotte e divisioni fra destra e sinistra, conditi di intrattenimenti televisivi volutamente disinformatori che parlano la lingua delle SpA e difficilmente di diritti civili per non educare i popolo e per non risvegliare le coscienze addormentate. Le corporation controllano media, politica ed università e chi è informato rappresenta un minoranza troppo debole per cambiare le cose, di conseguenza la maggioranza dei cittadini esprime sempre un consenso politico sbagliato poiché i partiti rappresentano i mezzi migliori delle SpA per proporre leggi e norme a loro favore, e per il loro massimo profitto possibile, tutto a scala globale, come in Italia così in Europa e negli USA. Se l’Italia intende cambiare in meglio bisogna iniziare “dal basso”, ed i cittadini devono svegliarsi, dipende solo da loro. Tutti i settori sono intaccati dal malcostume, scuola e ricerca sono i primi da salvare. E’ tempo di democrazia diretta nei Enti Territoriali (Comuni, Province e Regioni).