Crescita o cambiare i paradigmi culturali?


Da qualche tempo nel linguaggio mediatico si sente parlare di partiti post ideologici, nulla di più falso compare nel lessico mediatico per nascondere la verità di un società profondamente ideologica, poiché forgia le proprie convinzioni sulle credenze e non sulla ricerca della verità, un’ideologia fondata proprio sull’idea del nulla, cioè sul nichilismo affinché il neoliberismo, l’ideologia predominante all’interno delle istituzioni, potesse essere libera di operare all’insaputa delle masse. Chi detiene le redini del controllo e del potere ha una visione ideologica molto precisa: vendere, vendere, vendere! Un’idea malsana volta alla distruzione dei valori umani a favore dell’avidità di pochi, un’idea che nell’Occidente ha avuto grande successo.  Finora ci sono riusciti benissimo poiché la forza e l’energia proviene proprio dalla maggioranza degli oppressi, una maggioranza incapace di immaginarsi un mondo migliore e lottare per cambiarlo.

Il capitalismo si sta sganciando dal lavoro. L’evoluzione tecno scientifica, cioè l’informatizzazione e la robotica consentono di produrre quantità di merci crescenti riducendo posti di lavoro, mentre il costo del lavoro viene progressivamente ridotto e i prezzi delle merci tendono a restare bassi, mentre è necessario che i volumi di produzione aumentino per conseguire maggiori profitti, a danno degli ecosistemi ovviamente. Nell’evoluzione odierna del capitale è accaduto che l’industria finanziaria è divenuta più grande e più potente dell’industria che produce merci. L’industria finanziaria è più capace di valorizzare l’insieme dei capitali accumulati, ma il valore di questo capitale è puramente fittizio (borsa, quotazioni, debito e certificazioni). In questo contesto l’economia reale diventa una mera appendice del capitale, sempre a danno degli ecosistemi in aggiunta alla riduzione dell’occupazione conservata come schiavitù per i capricci delle borse telematiche. In sostanza il capitalismo è sinonimo di distruzione dell’umanità.

Se da un lato esiste ancora questa generale immaturità politica dei cittadini, da un altro lato la recessione ha senza dubbio stimolato la creatività di piccoli imprenditori, artigiani e cittadini nell’inventarsi un’economia basata sull’uso razionale dell’energia, nonostante l’ostracismo di buona parte della classe dirigente, sia perché inadeguata e incapace, e sia perché in cattiva fede e prezzolata dai soliti speculatori, esiste una minoranza di cittadini che sta progettando il cambiamento e potrebbe diventare massa critica che genera il cambiamento sociale nel resta del territorio.

L’aspetto grottesco della recessione che investe il nostro Paese, è che sarebbe sufficiente sviluppare la capacità di osservare per comprendere che non esistono problemi per il nostro presente futuro. E’ sufficiente osservare che bisogna investire tempo e risorse nel conservare e migliorare parti delle nostre città, e del nostro territorio per tendere alla piena occupazione in mestieri utili e virtuosi. Nell’osservare siamo persino agevolati se leggiamo gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) poiché abbiamo un indirizzo ben costruito su dove investire. Spetta a noi cittadini migliorare le relazioni e aiutarci reciprocamente, spetta a noi cittadini sviluppare la capacità ed il desiderio di prenderci cura di noi stessi e delle nostre città. Possiamo continuare a speculare nel solco dell’attuale paradigma verso l’imminente auto distruzione, o possiamo decidere di cooperare.

Per secoli abbiamo lasciato che il capitalismo fosse la religione guida delle nostre decisioni, credo sia bastato, è chiaro le leggi della natura non sono compatibili con la nostra invenzione di finanza, basti osservare le regole di vita delle altre specie viventi, esse prosperano senza l’ausilio delle istituzioni politiche e dell’economia inventata dall’uomo. I paradigmi dell’attuale società implodono su stessi poiché l’economia del debito è in conflitto aperto con la democrazia e la libertà degli individui. La maggioranza degli individui non arriva al cambio dei paradigmi culturali attraverso un percorso di conoscenza e consapevolezza, ma dalla perdita del posto di schiavitù chiamato lavoro, e da quelle “certezze” che la religione capitalista ha lasciato credere vere affinché nel corso dei decenni si sviluppasse l’attuale società apatica ed egoista che conosciamo. Il livello di programmazione mentale è stato talmente efficace nei confronti della maggioranza degli abitanti, che nonostante gli alti tassi di disoccupazione suggeriscono preoccupazione poiché potrebbe insorgere un conflitto civile da un momento ad un altro, nulla si muove, nulla accade.

E’ auspicabile credere che quella minoranza di cittadini consapevoli che stanno costruendo realtà economiche alternative, così come in piccola scala sta già accadendo, possano contaminare chi viene colpito ingiustamente dalla recessione. Persino una minoranza della classe dirigente sta progettando e realizzando questa transizione economica ispirandosi ai principi di bioeconomia. CRESME, “Riuso03, Riqualificazione batte nuovo 115 mld di euro a 51″ 24 febbraio 2014; Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), “Uscire dalla crisi, le risorse la rigenerazione delle città e dei territori“, 7 marzo 2014; La Repubblica on-line, “Il biologico contro la crisi, volano i consumi“, 14 aprile 2014; MiniAmbiente&CONAI, “Crescita e occupazione nel settore del riciclo dei rifiuti urbani“, luglio 2014;  Cillis, “Crollano ancora i consumi, ma è boom dei prodotti bio“, 12 settembre 2014; R.Calabrese, “Architetti, costruttori e sindacati: ‘si riparta dall’efficienza energetica” 17 settembre 2014.

Un esempio di coraggio e di nuova visione politica lungimirante è stato il piccolo Comune di Torraca (SA), la prima city led al mondo facente parte del più grande geoparco d’Europa. Il punto di partenza è che la qualità della vita ed il capitalismo finanziario sono in aperto conflitto, l’ideologia della crescita è il mito che sostituisce la società umana con le schiavitù organizzate irreggimentate nell’industria. La scandalosa percentuale di disoccupazione giovanile se da un lato è un dramma, essa rappresenta la speranza, poiché si tratta di persone non schiavizzate in lavori inutili, che possono organizzarsi in attività virtuose come lo studio e la ricerca di impieghi utili al territorio, sia osservando le risorse naturali a disposizione della comunità, e sia proponendo forme di partecipazione attiva, incontri, dibattiti, occupandosi di conservazione del patrimonio, agricoltura naturale, energie rinnovabili etc. Spetta a noi cambiare il modo di pensare e stimolare uno stile di vita compatibile con la natura e gli ecosistemi, spetta a noi riscoprire l’importanza delle relazioni sociali e la qualità del vivere in comunità cittadine organizzate per la vita umana e non per i consumi compulsivi. Nelle città che stanno avendo taluni miglioramenti spesso i processi nascono da iniziative dal basso, da piccoli gruppi di cittadini che stimolano la nascita di processi democratici e creativi volti all’analisi e lo studio delle percezioni soggettive delle città. Cooperative e amministrazioni organizzano e progettano i servizi partendo dai suggerimenti forniti proprio dai cittadini rispetto alle loro percezioni, e questi processi generano modelli di vita conformi alle priorità emerse, e spesso nascono nuovi impieghi rispetto ai bisogni reali degli abitanti. In questo modo il cambiamento sociale della città emerge dai cittadini, e non esiste ostacolo a tale processo poiché l’iniziativa privata è libera, anzi, spesso gli amministratori si adeguano alle istanze dal basso poiché consapevoli di dipendere dal giudizio politico degli elettori. Spesso i conflitti insorgono da decisioni calate dall’alto, i conflitti sono meno frequenti per le decisioni emerse dal basso. Il futuro è un pezzo di carta bianco, cambiando i paradigmi culturali di una società malata possiamo disegnare un futuro sostenibile.

Immagine città 4set2014
Salerno, zona orientale. Immagine della città dei cittadini costruita col metodo di Kevin Lynch. Laboratorio di “pianificazione partecipata” a cura di MDF Salerno

3 pensieri riguardo “Crescita o cambiare i paradigmi culturali?”

Lascia un commento