Storia del lungomare di Salerno


Salerno nel 1608, particolare della lunetta della cripta del Duomo

Il lungomare salernitano è l’esito di una serie di interventi scaturiti dal dibattito politico iniziato durante il Regno d’Italia e prolungato fino all’inizio del secolo Novecento (1860-1915). La città antica è tutta raccolta ed abbarbicata sul colle Bonadies, e le antiche mura cittadine furono realizzate sulla spiaggia poiché il mare costituiva il confine della città medioevale. Nell’epoca della modernità, considerata la particolare e complessa orografia del territorio e le aree già sature, si ritenne necessario ottenere spazi di espansione della città riempiendo ed occupando il mare (la linea naturale di costa della città di Salerno è più arretrata) sia per localizzare nuove funzioni pubbliche e per limitare l’azione naturale delle mareggiate proteggendo gli edifici esistenti, e sia per costruire nuove lottizzazioni per soddisfare il fenomeno dell’urbanesimo (55.093 abitanti nel 1921 e 70.000 abitanti nel 1932). Nel 1914 l’Amministrazione bandì un concorso per la formazione del nuovo piano regolatore delle aree ad oriente della città, che fu vinto dagli ingg. E. Donzelli e N. Cavaccini ed il loro piano fu approvato nel 1922, ma se ne realizzò solo una parte. Nel 1931 l’Amministrazione adottò un nuovo piano di espansione redatto dall’ing. Camillo Guerra interessando aree a Sud-est della città. Per quanto riguarda la zona centrale l’occupazione del mare costruì nuove strade e la via marina (oggi lungomare): l’attuale SS18 Tirrena inferiore, cioè via Roma, Corso Garibaldi e le loro lottizzazioni furono realizzate conquistando il mare; tant’è che la naturale linea di costa, la spiaggia e la battigia sono prossime all’attuale Corso Vittorio Emanuele. Nel Novecento, l’occupazione ed il riempimento del mare continuò in una fase successiva – anni ’40 e ’50 – realizzando l’attuale lungomare Trieste, per ampliare gli spazi creando nuove sistemazioni e giardini pubblici (1945) che trovarono completamento negli anni ’60 del Novecento; l’attuale arredo urbano è del 1991, progettato da Arch. G. Carpentieri, Arch. M. Villani, Ing. N. Sessa, che ha sostituito l’asfalto con un disegno classico e materiali di qualità, e sedute resistenti all’usura della salsedine lungo tutte le aiuole favorendo la socializzazione ed il godimento del paesaggio naturale. Il progetto fu redatto alla fine degli anni 80 ed lavori che durarono circa due anni per un importo di circa in £. 2.800.000.000 su una lunghezza complessiva di 1.300 mt

I fattori principali che connotarono la progettazione furono principalmente due la vegetazione esistente e l’impianto delle aiuole caratteristico del Lungomare Trieste. Su richiesta dei progettisti, la vegetazione dell’epoca, presente in 72 aiuole, fu sottoposta ad una “visita” accurata da parte degli esperti della Forestale per accertarne la consistenza e lo stato di salute; alcune piante tra cui palme di vario tipo avrebbero necessitato di interventi di recupero, situazione che fu segnalata alla committenza visto che nelle somme fissate dall’amministrazione per il progetto non era stato previsto un importo per interventi sulla vegetazione esistente. Dallo stato di consistenza delle piante risultò un valore medio per aiuola di circa £. 25.000.000 pari a un importo totale di circa due miliardi di lire.

In fase di progettazione furono affrontate le principali problematiche presenti all’epoca quali:

  • L’abbassamento, nei tratti a fronte mare, della pavimentazione in asfalto dei viali causato dal movimento sottostante delle acque marine con l’effetto di scalzare il riempimento a sostegno del piano di calpestio;
  • L’inefficacia della rete di raccolta delle acque meteoriche dovuta alla rottura dei pozzetti prodotta dagli apparati radicali richiamati dai ristagni dell’acqua;
  • La varietà della tipologia di panchine di varia natura con sedute danneggiate e di difficile recupero e in ogni caso insufficienti per offrire più sedute ai vari utenti del lungomare;
  • L’illuminazione dei viali con pali di illuminazione stradale.

L’abbassamento della nuova pavimentazione dei viali fu contenuto realizzando un sottofondo in massetto di cemento armato e costruendo una scogliera a ridosso dei muri di contenimento nei tratti più esposti al movimento del mare riducendo in tal modo l’effetto dello scalzamento degli strati sottostanti.  

Il deflusso delle acque meteoriche, visto il danneggiamento del vecchio sistema fognario causato dagli apparati radicali, venne realizzato in superficie sulla pavimentazione, trattandosi di una area pedonale, secondo opportune pendenze convogliate verso il lato mare, deflusso reso possibile dall’assenza di elementi inquinanti quali olii, ecc., sulla pavimentazione.    

L’impostazione progettuale, di rispettare l’impianto del lungomare costituito dalle aiuole rettangolari interrotto dagli slarghi delle aiuole circolari, ha segnato il disegno delle pavimentazioni dei viali a fronte delle aiuole rettangolari e degli slarghi in corrispondenza delle aiuole circolari. Il disegno delle pavimentazioni tenne conto anche di far defluire le acque meteoriche prevedendo delle fasce di contorno delle aiuole, conformate a canaletta, secondo le opportune pendenze.

La progettazione delle sedute ha assecondato l’andamento dell’impianto delle aiuole rettangolari del lungomare con la funzione anche di bordature delle stesse aiuole, accentuandone la peculiarità della passeggiata e offrendo una maggiore disponibilità di sedute. La progettazione delle sedute fu informata anche al principio di contenere il costo di manutenzione assicurando la tenuta nel tempo del manufatto esposto tra l’altro alla salsedine; in effetti dopo circa trent’anni la manutenzione ha richiesto la sola sostituzione delle fasce delle fasce di iroko, scelto all’epoca per la buona resistenza alla salsedine in quanto legno di tipo “grasso”.   

Negli anni precedenti alla realizzazione dell’intervento, circa trenta, furono poste in opera nel lungomare vari tipi di panchine dal legno al cemento senza ottenere un risultato positivo.

La scelta del tipo di illuminazione e della intensità della luce fu dettata in primo luogo per garantire una maggiore sicurezza agli utenti del lungomare nelle ore notturne con lampioni adatti alle zone pedonali dotati di grappoli di globi con lampade a luce bianca per esaltare al meglio la vegetazione anche la sera; nell’insieme veniva conferito un aspetto di vitalità a tutto il lungomare.  

Il lungomare salernitano è un luogo molto importante per i cittadini, e probabilmente è il più identitario della città ma l’Amministrazione non attua il piano di manutenzione lasciando all’incuria l’opera pubblica, così come accade per altre opere pubbliche realizzate in passato.

Sistemazione nuovi giardini, Ufficio Genio Civile, Ing. Emanuele Guerrini, 1945.

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