Un disegno urbano per Salerno 2


Nel mio primo intervento “un disegno urbano per Salerno”, descrivo velocemente la complessità dell’agglomerato urbano salernitano, dal centro fino all’espansione moderna costituita in una sua parte da una trama reticolare (via dè i Principati, via Dalmazia…) e da un’altra parte contemporanea dalla disomogeneità delle forme aperte (zona orientale); poi la totale deregolamentazione e speculazione che ha distrutto le colline salernitane. In questo intervento intendo narrare, altrettanto velocemente, un’agenda, obiettivi, e idee progettuali per l’area urbana estesa, partendo da un tema molto noto: il fiume Irno. La valle dell’Irno è parte del bacino idrografico ed urbano complesso, ed è il paesaggio urbano e naturale da rigenerare completamente ponendo attenzione agli insediamenti storici ed il rischio idrogeologico. Nella valle troviamo il disordine, le speculazioni edilizie e le trame irregolari e organiche dettate sia dalla complessità dell’orografia territoriale, e sia dalla totale incapacità delle amministrazioni locali che non hanno voluto o non hanno saputo pianificare e governare correttamente la concentrazione e la dispersione degli agglomerati. In questa complessità territoriale e urbana gli abitanti si spostano “inseguendo” attività e funzioni che determinano l’interazione, l’intensità e l’uso del suolo. Gli spostamenti avvengono su una armatura stradale obsoleta, carente e non pensata per le densità esistenti creando danni ed inquietudine urbana. Nella valle riscontriamo i numerosi episodi dell’ambiente costruito, vi sono gli insediamenti storici, e riscontriamo edifici agglomerati lungo le strade o inseriti in appendici vallive ma spesso queste forme insediative più recenti sono prive di urbanità, e completamente disarticolate da una trama regolare e incompatibili col territorio. La ragionevolezza e le competenze urbanistiche suggeriscono di arrestare la dispersione urbana per impedire altro consumo di suolo, impedire altra inquietudine urbana, mentre la riorganizzazione di funzioni e attività lungo la valle si può coniugare sia con la tutela del paesaggio e sia con la rilocalizzazione degli insediamenti urbani rigenerando la morfologia e favorendo un corretto uso del suolo. Programmi di conservazione degli insediamenti storici e valorizzazione delle preesistenze con infrastrutture di mobilità intelligente che possono migliorare la vita degli abitanti. Una strategia molto nota è il censimento di tutte le aree abbandonate, sottoutilizzate per rigenerare l’esistente. E’ possibile stimolare processi di densificazione con nuove attività e funzioni presso stazioni intermodali inserite in un sistema di mobilità sostenibile, per sfavorire l’uso del mezzo privato e favorire il trasporto pubblico e ciclabile, mentre contemporaneamente è possibile rinaturalizzare il letto del fiume Irno per renderlo vivibile e percorribile. Ripercorrendo il fiume dalla foce fin dentro la valle, riscontriamo i danni ambientali, sociali ed economici della speculazione edilizia che con tanta violenza e virulenza ha distrutto la bellezza del territorio. Il fiume Irno, attualmente è uno spazio cementato chiuso e inaccessibile. Una serie continua di merce edilizia percorre e costeggia il fiume, poi alcuni insediamenti industriali e case isolate sparse. Già all’inizio del secolo Novecento la corretta pianificazione trasformava i fiumi cittadini in giardini o grandi parchi urbani con viali alberati, piazze e sedute. A Salerno si è fatto l’opposto e così fra il cemento che ha sostituito la natura troviamo squallide palazzine prive di carattere poiché non sono architetture, e taluni edifici abbandonati sono in avanzato stato di degrado (anche Salerno avrebbe avuto un parco urbano del fiume Irno se fosse stato realizzato il piano Donzelli-Cavaccini del 1915 ma la borghesia liberale salernitana preferì la speculazione). La naturalizzazione del fiume Irno con attività e funzioni è uno scenario urbano interessante: intere file di squallide palazzine andrebbero trasferite su suoli inutilizzati ma con un disegno urbano di quartieri sostenibili e auto sufficienti (cellula urbana), per riprogettare un sistema del verde (rete ecologica) e ciò andrebbe ad eliminare anche la disomogeneità degli agglomerati urbani attraverso nuovi collegamenti che valorizzano l’esistente. Bisogna immaginare il fiume Irno come un luogo naturalizzato aperto e accessibile, e lungo le due sponde ritroviamo edifici con altezze e densità corrette che svolgono attività e funzioni miste: ricettive, funzionali, abitative e culturali. Il disegno dei luoghi con nuove funzioni e attività inserite in nuove scene urbane collegate fra loro, una nuova urbanità (densificazione, diradamenti e trasferimenti di volumi) può favorire la mobilità dolce e intelligente; mentre i processi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua restituiscono alta qualità della vita urbana, e questo può essere inserito in un unico piano intercomunale bioeconomico. Ad esempio, nel progetto di rinaturalizzazione del fiume Irno è possibile eliminare la mobilità privata inquinante, e costruire connessioni fra le attività culturali da progettare e il il territorio agri-urbano fornitore di servizi ecosistemici per gli abitanti, di fatto realizzando un’armoniosa relazione fra lavoro, natura e abitanti.

Una breve parentesi per un possibile meccanismo economico utile alla realizzazione: criteri meta-progettuali, una perequazione diffusa e non più di comparto, il recupero del plus valore fondiario, e il contributo per la costruzione della città pubblica, oltre che sovvenzioni pubbliche per il bene comune misurando la qualità sociale dei piani attuativi. Tutti strumenti noti ma del tutto nuovi per la Campania che ha preferito la speculazione alla pianificazione.

Dal Ptcp Salerno 2012 possiamo leggere le cosiddette invarianti per un disegno di bio regione urbana: i beni storici, le caratteristiche naturali, la aree naturali, le infrastrutture, la rete ecologica, e i beni paesaggistici; tutte risorse che caratterizzano il territorio e che possono essere connesse meglio con gli insediamenti urbani e produttivi al fine di usare le risorse in chiave bioeconomica, sia per tutelarle e sia per valorizzarle. Nel corso degli anni il termine valorizzazione ha assunto una valenza ambigua poiché si è concretizzato come appropriazione e privatizzazione di un bene finalizzato al profitto. La valorizzazione in bioeconomia significa tutt’altro e cioè uso razionale dell’energia o del bene, per favorire la fruizione agli abitanti e non lo spreco, anzi si usa adottare la tutela (che non significa chiusura o impedimento) per consentire alle future generazione di poter usufruire dello stesso bene.

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Salerno caratteristiche naturali
Salerno e valle dell’Irno, caratteristiche naturali, fonte Ptcp Salerno 2012.
Salerno beni storico culturali
Salerno e la valle dell’Irno, beni storico culturali, fonte Ptcp Salerno 2012.
Salerno aree naturali protette
Salerno e la valle dell’Irno aree naturali protette, fonte Ptcp Salerno 2012.
Salerno beni paesaggistici
Salerno beni paesaggistici, fonte Ptcp Salerno 2012.
Salerno e valle dell'Irno rete ecologica ambientale
Salerno e la valle dell’Irno, rete ecologica e rischio ambientale, fonte Ptcp Salerno 2012
Salerno infrastrutture e logistica
Salerno infrastrutture, trasporti e logistica, fonte Ptcp 2012.

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