Giusto andare contro il neoliberismo ma …


Penso che nessuno abbia più dubbi sul fatto che bisogna costruire un’alternativa, come la chiamano i giornalisti “di sinistra”, e così come la chiamano coloro i quali si ritengono orfani della sinistra. I prodromi del sistema liberista europeo, in Italia furono anticipati dai Governi Andreotti, dal 1976 al 1979, ove personaggi come Pandolfi e Malfatti condussero l’Italia nello SME. Poi seguirono Andreatta e il suo allievo Prodi. In Europa, il pensiero liberista si affacciò a sinistra attraverso il progetto “terza via” di Clinton e Blair, e in Italia ha avuto talmente successo che i leader “di sinistra” erano tutti ex banchieri e manager, da Ciampi a Prodi. Per la destra non si doveva convincere nessuno, sono bastati Berlusconi e Tremonti. La fine delle politiche pubbliche socialiste si ebbe all’inizio degli anni ’80, quando nel 1981 il Tesoro si sganciò da Banca d’Italia (Governo Forlani). In Europa si stava avviando una sperimentazione unica nel suo genere che prevedeva, e tutt’oggi è così, la costruzione di un’area geografica liberista, che vieta allo Stato di intervenire direttamente nell’economia per riparare gli errori del mercato.

Del resto la storia è maestra di vita, e ci ricorda come l’Italia avendo perso la guerra (resa senza condizioni, armistizio di Cassibile), uscita da un regime totalitario di destra, approda al nuovo regime della destra capitalista. L’Italia viene occupata militarmente e attraverso i partiti deve restare territorio del capitalismo americano. L’Italia a causa dell’esito del conflitto bellico, perse la propria sovranità. Ancora oggi il nostro Paese è succube di un’influenza esterna che condiziona determinate scelte politiche, le proprie e legittime aspirazioni per migliorare, contraddicendo i principi e i valori della Costituzione. L’Italia è una Repubblica solo sulla carta ma è una colonia; viviamo in un regime limitato, un recinto chiuso ove restare. La Democrazia Cristiana fu il partito di riferimento per le Amministrazioni USA nell’indirizzare le scelte della politica italiana, mentre i servizi segreti statunitensi avevano i propri riferimenti in Italia, per monitorare le attività politiche in Italia. Una serie di fatti politici dimostrano la presenza di un regime politico autoritario e l’assenza di una vera democrazia: nel 1948 l’attentato a Palmiro Togliatti, il Piano Solo del 1964, e l’omicidio di Aldo Moro del 1978, sono gli atti politici più cruenti. Tutti eventi che condividono l’opposizione alla cultura democratica di sinistra da sconfiggere con la violenza. Nel 1949, all’interno del patto atlantico e della NATO, Truman disse: «vorrei sottolineare che la minaccia sovietica non è soltanto militare, è la minaccia del comunismo in quanto idea, in quanto forza sociale dinamica ed egualitaria». Era sancito nei Trattati di Pace 1946-47, il fatto che il partito comunista non dovesse governare in Italia e restare all’opposizione, proprio perché comunisti. Secondo Loch K. Johnson, decano degli studiosi di intelligence, sin dal 1947 la CIA ha sempre cercato di influenzare le elezioni politiche nei Paesi ove si aveva un interesse, attraverso false informazioni sui media e fiumi di denari. La CIA rovesciò leader eletti in Iran e Guatemala negli anni ’50 e sostenne colpi di stato in altri Paesi negli anni ’60. Altri fatti cruenti furono gli omicidi Mattei, Falcone e Borsellino che hanno in comune la mano dei famigerati servizi deviati che rispondono alla massoneria ed all’estrema destra. In un’intervista del 1996, anche F. Mark Wyatt, ex ufficiale CIA, dichiarò che era interesse del Governo USA influenzare le elezioni politiche di altri Paesi, e che i primi esperimenti furono svolti in Italia, con l’assistenza a candidati non comunisti dalla fine degli anni ’40 agli anni ’60; «avevamo sacchi di denaro che abbiamo consegnato a politici selezionati, per coprire le spese». Poi seguirono casi analoghi come il Cile, il Nicaragua e molti altri Paesi. La “terza via” è la strada culturale adoperata dai think tank neoliberisti per infiltrare ed etero guidare dall’esterno le forze politiche di sinistra. Il teorema dei neoliberal è quello di convincere i dirigenti di sinistra sul fatto che la creazione di moneta  sia esogena all’economia, un fattore esterno che può essere affidato a soggetti privati. Rinnovando i dirigenti del vecchio PCI e i sindacati, i liberal riuscirono a guidare i partiti di sinistra trasformandoli in strumenti della destra. Impiegarono anni poiché tali strutture erano indipendenti, colte e ben organizzate. L’obiettivo dei neoliberal fu raggiunto, col tempo, subito dopo la morte di Berlinguer. Il vuoto culturale rimane, ma nel frattempo la nichilista cultura liberal raggiunge altri obiettivi ancora più importanti: la regressione culturale delle masse e il crescente infantilismo degli adulti che li ha condotti nell’analfabetismo funzionale e di ritorno, incapaci di comprendere e di scegliere. In Italia la regressione è stata raggiunta sia infiltrando il mondo economico-accademico e sia attraverso la televisione privata di Berlusconi.

Tornando ad oggi, il fatto che l’Unione europea non sia stata progettata per tutelare il bene comune, lo sanno persino coloro i quali l’hanno costruita, ma essi rappresentano proprio quel mondo industriale che sta traendo i maggiori benefici dal modello neoliberista, e sono i sostenitori del libero mercato. L’aspetto interessante e controverso è che fra coloro i quali stanno costruendo quest’alternativa, lo chiamano piano B, c’è anche Fassina, certo cambiare idea è una virtù quando si capiscono i propri errori. Gli obiettivi proposti da Varoufakis, Fassina, Mélen­chon e Lafon­taine  sono giusti (nel mirino ci sono fiscal com­pact e il TTIP), ma è necessario approdare sul piano della bioeconomia.

A Parigi, Fassina dichiara: «[…] Ci sono due punti da affrontare qui. Il primo: il mercantilismo neo-liberista dettato da Berlino e ivi incentrato è insostenibile. La svalutazione del lavoro in alternativa alla svalutazione della valuta nazionale, come via principale per aggiustamenti “reali”, comporta una cronica insufficienza di domanda aggregata, disoccupazione persistentemente elevata, deflazione e esplosione dei debiti pubblici. In un tale contesto, al di là dei confini dello stato-nazione dominante, l’euro porta ad uno svuotamento della democrazia, trasformando la politica in amministrazione per conto terzi e spettacolo. Questo è il punto. Non è un punto economico ma politico. Il significato di democrazia nel XXI secolo. Esiste un conflitto sempre più evidente tra il rispetto dei Trattati e delle regole fiscali da una parte e i principi di solidarietà e democrazia iscritti nelle nostre costituzioni nazionali dall’altra. […]». L’analisi di Fassina è senza dubbio corretta, ma dov’è lo strumento politico democratico che invita le persone a partecipare attivamente? E’ tardivo il desiderio di far rinascere una sinistra quando l’epoca industriale volge al termine. Fassina dice le stesse cose raccontate da Nino Galloni, già funzionario pubblico quando la Repubblica veniva svenduta. Come mai Fassina non conosce le denunce di Galloni? I popoli già alcuni anni fa hanno manifestato il proprio dissenso verso il neoliberismo che nasceva e si costruiva in maniera autoritaria, basti ricordare i referendum sul Trattati di Lisbona, in Francia e in Olanda. Nessun italiano fu consultato nel luglio del 2008, quando il Parlamento votò a favore del Trattato di Lisbona. Il recente passato italiano ha mostrato come i partiti di sinistra rifiutarono la partecipazione popolare, e rifiutarono le nuove proposte. Il caso clamoroso è proprio sotto gli occhi di tutti, e si chiama M5S che nasce dalla chiusura politica culturale dell’attuale PD. Inutile ripresentare le battute dei dirigenti di allora che prendevano in giro il nascente fenomeno dei “meetup” poi chiamati M5S, erano gli anni fra il 2006 e il 2009, prima che nascesse il partito di Grillo. Oggi questo partito senza idee raccoglie il malcontento di milioni di italiani, ma non riempie il vuoto politico di una cultura di sinistra, anche perché sembra piuttosto un partito di destra, non democratico, per nulla trasparente e dipendente dai capricci di chi ne detiene il reale controllo: una società privata. L’analisi critica di Fassina circa il sistema euro, ex PD, era ampiamente scritta e dibattuta nei vecchi forum della rete dei “meetup”. I cittadini che partecipavano erano i primi a mettere in discussione l’euro zona. Se la ricostruzione della sinistra resterà sul vecchio piano ideologico dell’economia neoclassica, quest’alternativa non si potrà costruire. Sarà utile a riprendere consensi verso i nostalgici, ma non sarà capace di costruire una società migliore. Per l’Italia è probabile che tornerà il vecchio schema DC e PCI, con altri nomi ed altre vesti, ma i problemi degli italiani rimarranno dove si trovano.

Al contrario, se ci sarà la maturità  e l’onestà intellettuale di storicizzare l’obsoleta schema del divide et impera: destra sinistra, mettendo al centro dei tema l’uscita dal capitalismo e l’approccio bioeconomico, allora si potrà veramente costruire una società migliore. Attenzione storicizzare destra e sinistra non significa che destra e sinistra non esistono più ma condurre la società su un nuovo piano ideologico, lasciando la religione capitalista per approdare sulla scientificità della bioeconomia. Il nuovo paradigma culturale partendo dalla bioeconomia (ecco la transizione ecologica) potrà favorire la nascita di una società migliore. Dal punto di vista della macroeconomia, già la letteratura studia la teoria post-keynesiana col riconoscimento della moneta endogena e poi la transizione ecologica. Si tratta di riconoscere i limiti culturali dell’economia neoclassica e ripristinare il ruolo pubblico dello Stato che riequilibra il mercato, ma questa volta è consapevole dell’entropia. La forza di una moneta sovrana a credito e una nuova politica d’investimenti pubblici finalizzati alla formazione di una conversione ecologica delle trasformazioni di merci e beni; l’applicazione dell’eco efficienza; così come la conservazione e il recupero del patrimonio, consentiranno l’avvio di nuovi impieghi utili. Le politiche pubbliche dovranno investire in attività che avranno l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze territoriali, sociali, di reddito sapendo che i criteri di valore sono l’utilità sociale e ambientale. La riduzione dello spazio di mercato e l’aumento dello spazio per le comunità che si auto producono energia e beni, in un sistema di scambio reciproco, consentirà maggiore libertà per le persone e le famiglie poiché svilupperanno la resilienza urbana e ridurre la dipendenza dal sistema globalista.

In sostanza bisogna evitare, come farebbe la sinistra tramite politiche espansive senza etica, di favorire nuovamente il capitalismo (l’ossimoro sviluppo sostenibile) poiché è già imploso su stesso. Il capitalismo ignora le leggi dell’entropia, ciò è parte della stessa religione capitalista poiché sinonimo di avidità, spreco e consumismo fine a se stesso. La misura degli impatti ambientali mostra che siamo giunti a un punto di non ritorno. Del resto la letteratura è ricca di esempi che chiedono l’uscita dall’economia neoclassica, mentre è noto che tutti i governi occidentali sono asserviti alle multinazionali del WTO. Il problema non è una questione soldi, poiché attualmente la moneta è stampata dal nulla ma prestata agli Stati. Il controllo della moneta è in capo all’élite degenerata condizionata dalle SpA, costoro sono capaci di comprarsi tutti i burattini che vogliono tramite il sistema offshore e delle giurisdizioni segrete. John Perkins ha scritto egregiamente a cosa servono gli economisti (imbrogliare e rubare), chiamati correttamente sicari dell’economia, era il suo lavoro. Nicholas Shaxson pubblica Le isole del tesoro, mostrando la faccia del capitalismo: imbrogliare le persone che pagano le tasse e distruggere lo Stato sociale. La soluzione non è sul piano economico ma sul piano giuridico e democratico. O si ha il coraggio e l’onestà intellettuale di abbattere la schiavitù SpA, oppure si è complici dell’impero della vergogna. Ritengo sia necessario creare una classe dirigente attingendo dalla società civile libera dai condizionamenti dei think tank neoliberal, ma soprattutto partendo dalla bioeconomia, scartata, ignorata proprio dalla sinistra e oggi strumentalizzata da sedicenti “rivoluzionari”.

E’ corretto chiedere la ristrutturazione dei debiti, il rigetto dei trattati e cambiare l’architettura dell’UE, ma tutto ciò è fuori dalle politiche economiche. L’elemento politico fondamentale è il ripristino della sovranità monetaria, come sanno bene, ma la moneta è uno strumento non la proposta di una politica economica nuova. Il punto nevralgico e culturale sembra essere proprio questo, e cioè che gli economisti si occupano più di diritti che della loro disciplina, e danno la sensazione di non conoscere vere alternative. Eppure, loro colleghi hanno prodotto un pò di letteratura eterodossa, da Stiglitz e Fitoussi e Sen; prima ancora Galbraith aveva capito benissimo che il PIL non serve. E’ strano che alle legittime richieste di ripensare l’architettura dell’UE manchino filosofi, giuristi e costituzionalisti, e soprattutto manchi la partecipazione popolare di cittadini attivi.

Per tendere a un’evoluzione della specie umana dobbiamo affrontare l’analfabetismo funzionale e di ritorno, e ammettere che noi tutti abbiamo bisogno di filosofi, biologici, contadini e architetti conservatori. Per essere veramente propositivi e costruttivi di un’alternativa è necessario programmare l’uscita dal capitalismo, cioè dal piano economico nichilista, per approdare al piano della biologia e della fisica, discipline ignorate sia dagli economisti che dai giornalisti. Mentre è necessario storicizzare destra e sinistra poiché sono facce della stessa religione: neoliberismo. L’obiettivo è la felicità dei popoli, raggiungibile quando il nostro pensiero la smetterà di contare in termini monetari ma comincerà a “contare” in termini etici.

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